Sguardi Pastello e Cieli di Carta
Ci sono poesie che non raccontano una storia, ma socchiudono una porta. Sono spiragli, brevi e intensi, su un mondo interiore, su un ricordo o su un sogno. La mia poesia, intitolata con un sussurro, "e lì ...", è uno di questi spiragli. Il titolo stesso, con quella sua sospensione, ci invita a sbirciare in un "lì" che non si trova su nessuna mappa, un luogo dell'anima dove la logica lascia il posto alla meraviglia.
Vi invito a entrare con me in questo frammento di fantasia.
e lì ...
La poesia inizia con un'ellissi e con uno sguardo: "… di occhi / pastello". Non sappiamo di chi siano questi occhi, e questo li rende universali. Potrebbero essere gli occhi di un bambino, pieni di innocenza, o quelli di un'anima sognatrice. L'aggettivo "pastello" è una scelta chiave: evoca delicatezza, morbidezza, colori tenui. È uno sguardo che non giudica, non analizza con durezza, ma accoglie il mondo con una sensibilità gentile. È lo sguardo necessario per poter vedere ciò che sta per essere svelato.
Questi occhi guardano "d’ opere / in fini". Questa espressione è meravigliosamente ambigua. Potremmo leggerla come "opere con dei fini", con degli scopi precisi. Ma la sua assonanza con la parola "infiniti" ci suggerisce una lettura più poetica: opere in-finite, opere senza fine. Lo sguardo pastello si posa su un mondo di creatività illimitata, di possibilità che si susseguono senza mai esaurirsi. La visione che seguirà è solo una di queste infinite opere dell'immaginazione.
Questi primi versi, quindi, preparano il terreno. Ci dicono che stiamo per entrare in un regno accessibile solo tramite uno sguardo gentile e una mente aperta all'infinita creatività.
Ed ecco che la visione si manifesta in tutta la sua surreale bellezza: "un cielo matto / di barchette di carta, sospese.".
Analizziamo questa immagine straordinaria:
- "Un cielo matto": Definire il cielo "matto" è un atto di pura fantasia. È un cielo che si ribella alle leggi della fisica e della normalità. Ma non è una follia spaventosa; è la "mattana" gioiosa e imprevedibile di un bambino, la libertà creativa di un artista surrealista. È un cielo che fa ciò che vuole, e ciò che vuole è essere bellissimo e impossibile.
- "di barchette di carta": Questo dettaglio riempie il cielo di un'infinita tenerezza. Le barchette di carta sono un simbolo universale dell'infanzia, della semplicità, di un gioco nato da un foglio bianco. Sono oggetti fragili, destinati all'acqua, non all'aria. Vederle popolarlo al posto delle nuvole o delle stelle è un'immagine che capovolge il mondo e scalda il cuore.
- "sospese.": Questa parola finale, isolata dalla virgola, è forse la più importante. Le barchette non volano, non cadono, non navigano. Sono "sospese". L'intera scena è bloccata in un istante di perfezione immobile. È un momento di silenzio assoluto, un respiro trattenuto per non rovinare l'incanto. Questa sospensione dona all'immagine un senso di pace profonda, di un sogno lucido da cui non ci si vuole svegliare.
"E lì..." è la descrizione di un luogo interiore. Quel "lì" a cui allude il titolo non è altro che uno spazio nell'anima dove tutto è possibile. È un luogo costruito con la delicatezza di uno sguardo color pastello, alimentato da una creatività senza fine e abitato da visioni di una bellezza fragile e impossibile, come barchette di carta che galleggiano silenziose in un cielo che ride delle regole.
È un invito a trovare e custodire il nostro personale "lì". Un promemoria che ci ricorda che, a volte, la visione più vera e confortante non è quella che vediamo ad occhi aperti nel mondo reale, ma quella che troviamo ad occhi chiusi, in quello spazio segreto e "matto" della nostra immaginazione.