Un' opera "Necessaria"
Il Mediterraneo, culla di civiltà millenarie, è divenuto negli ultimi decenni un cimitero liquido, testimone silenzioso di innumerevoli tragedie umane. Ogni onda che si infrange sulle coste porta con sé non solo spuma, ma le storie inascoltate di vite spezzate, di sogni infranti, di viaggi della speranza che si sono trasformati in naufragi. La mia poesia, intitolata anch'essa "Serie" e parte di un'indagine artistica più ampia sulla serialità dell'esistenza, cerca di dare voce a questo dolore insopportabile: "Inattesa la tua presenza / tra questo necessario naufragar / ed il tuo dolce riposare." Questi versi, nella loro cruda essenzialità, tentano di immortalare l'indicibile, di rendere omaggio alla dignità perduta e ritrovata nell'ultimo, tragico atto.
L'espressione "inattesa la tua presenza" racchiude in sé l'orrore della scoperta, la sorpresa sconvolgente di un corpo che riemerge dalle profondità, o l'apparizione di un ricordo, di una consapevolezza che si impone. È un momento di rivelazione, non di gioia, ma di dolore acuto, che ci costringe a confrontarci con una realtà che spesso preferiremmo ignorare. L'arte, in questo contesto, ha un ruolo fondamentale: quello di non permettere che queste presenze diventino statistiche, di non lasciare che l'oblio inghiotta le storie di chi ha cercato un futuro migliore. Numerose opere d'arte contemporanea, dalla fotografia alle installazioni, si sono dedicate a riportare in superficie i volti, le storie e le tragedie individuali, rendendole visibili e tangibili.
Il cuore pulsante della poesia risiede nell'ossimoro "necessario naufragar". Non è un incidente fortuito, ma una conseguenza quasi inevitabile di una disperazione che spinge uomini, donne e bambini ad affrontare il mare su imbarcazioni precarie, spesso in balia di scafisti senza scrupoli e di condizioni climatiche avverse. Questo "necessario" è un'accusa alla disuguaglianza, alla guerra, alla povertà estrema che non lascia alternative. È un grido contro un sistema che rende la perdita di vite umane un esito quasi scontato per chi osa sognare una vita oltre il confine. L'arte, qui, si fa portavoce di questa denuncia, smuovendo le coscienze attraverso la rappresentazione della fragilità umana di fronte a forze sproporzionate e a politiche globali inique.
Il mare, in questo scenario, assume un ruolo ambivalente. Non è più solo fonte di vita e di bellezza, ma si trasforma in un confine invalicabile, una tomba vasta e indifferente. Molti artisti hanno utilizzato il simbolismo del mare per esprimere questa dualità. Opere che ritraggono l'orizzonte infinito, ma con un senso di minaccia latente, o installazioni che utilizzano l'acqua e la luce per evocare un senso di mistero e di perdita, riflettono la complessità di questo elemento naturale diventato scenario di un'immane tragedia umanitaria.
Infine, il verso "ed il tuo dolce riposare" offre un momento di commovente pietà. Dopo la violenza del naufragio, la lotta per la sopravvivenza e l'orrore della morte, la poesia concede un attimo di pace alla vittima. È un riposo finale, forse l'unico raggiunto dopo un viaggio tormentato. Questo tocco di tenerezza conferisce dignità a chi ha perso tutto, un'estrema e sentita benedizione per chi è stato inghiottito dal mare. È un invito a considerare ogni vita persa non come un numero, ma come un'anima che ha trovato, in quella pace finale, un qualche tipo di riscatto dal dolore.
L'arte, dunque, ha il potere di umanizzare la tragedia, di trasformare le statistiche in storie individuali e di evocare empatia. Che sia attraverso la poesia, la pittura, la fotografia documentaristica o le installazioni che ci immergono fisicamente in queste narrazioni, l'obiettivo è lo stesso: non dimenticare, sensibilizzare e spingere alla riflessione su un dramma che continua a svolgersi ai nostri confini. La "Serie" di queste poesie, e la serie stessa di queste tragedie, ci chiama a non restare indifferenti di fronte all'inattesa presenza e al necessario naufragio di chi cerca solo un "dolce riposare" lontano da un'esistenza insopportabile.