Paradosso di una Vittoria Amara
Ci sono momenti nel nostro passato che non ci abbandonano. Non sbiadiscono in un ricordo nebbioso, ma rimangono lì, come scogliere a picco sul mare della nostra memoria. E a volte, dopo anni di apparente quiete, sentiamo un impulso irrefrenabile di tornare su quella scogliera, non per guardare il panorama, ma per tuffarci di nuovo.
La mia poesia, "Incontro", descrive esattamente questo: un confronto tardivo e volontario con un fantasma del passato, un "incontro" con il brivido di un evento la cui vera natura si è svelata solo con il tempo.
"Vent'anni dopo": Il Peso del Tempo e il Gesto Estremo
La poesia si apre con un salto temporale enorme: "Vent’anni dopo". Questa non è una reazione a caldo, ma un atto meditato, carico del peso di due decenni. Un evento accaduto vent'anni prima è rimasto così potente, così irrisolto, da richiedere un gesto tanto estremo. Il tempo non ha lenito la ferita, l'ha forse solo nascosta, rendendo necessario questo ritorno consapevole.
Il gesto stesso, "mi lancio dalla scogliera", è una metafora di una violenza e di un coraggio quasi disperati. La scogliera è il presente sicuro, il punto di osservazione maturo da cui si guarda il passato. Lanciarsi non è scivolare, ma un atto di volontà. È la decisione di abbandonare la sicurezza del presente per immergersi di nuovo nel caos di un'emozione antica, di affrontare il rischio di annegare in un dolore mai superato.
Il Paradosso del Sentimento: Un "Brivido Aspro"
Per cosa ci si lancia? "per un tuffo nel brivido". Il poeta non cerca la pace o la dimenticanza, ma il "brivido", la sensazione pura e originaria di quel momento. Questo svela la natura quasi ossessiva del ricordo: un evento così intenso da creare una sorta di richiamo, un'eco potente che continua a vibrare anche dopo vent'anni.
Ma la natura di questo brivido è subito chiarita: è il brivido "di una sconfitta dal sapore aspro". Non è l'adrenalina dell'eccitazione, ma il fremito del dolore. Il sapore "aspro" descrive un'amarezza che non è mai andata via, un'acidità che ancora brucia sulla lingua della memoria. Il tuffo è un atto masochistico, un toccare la ferita per sentire se duole ancora. E la risposta è sì.
La Vittoria Frivola: Sciogliere l'Enigma del Passato
L'ultimo verso è la chiave di volta che illumina l'intera poesia e ne svela il paradosso più profondo. Tutta questa sconfitta amara è il risultato di essere stati "vittima d’ una frivola vittoria".
Come si può essere vittima di una vittoria? Questo ossimoro racconta una storia di profonda saggezza acquisita con l'età. Vent'anni prima, il poeta ha "vinto" qualcosa. Ma quella vittoria era "frivola": superficiale, vana, priva di reale valore.
- Forse è stata la vittoria in una discussione che ha distrutto un'amicizia.
- Forse è stato l'aver conquistato l'attenzione di qualcuno per poi ritrovarsi più soli di prima.
- Forse è stato l'aver avuto ragione a tutti i costi, dimostrando un punto ma perdendo la stima o l'affetto di chi contava.
La "vittoria" era quella percepita dall'ego immaturo di vent'anni prima. La "sconfitta", invece, è la perdita reale, quella che si è compresa solo dopo, la perdita di qualcosa di infinitamente più prezioso: un legame, la pace interiore, la propria integrità. Con la maturità dei vent'anni dopo, il poeta capisce di essere stato vittima non dell'avversario, ma della propria stessa, futile, vittoria.
Un Incontro per Capire
"Incontro" è il racconto di una catarsi. È il disperato bisogno di riconciliare ciò che si è sentito allora con ciò che si è capito oggi. Il tuffo dalla scogliera è un tentativo di fondere questi due momenti, di spiegare al giovane sé stesso la natura della sua vittoria di Pirro e di dare finalmente un nome a quella sconfitta che ha continuato a bruciare per così tanto tempo.
È un incontro coraggioso con i propri errori, con la propria immaturità passata, e con la dura verità che alcune delle nostre più grandi sconfitte sono quelle che, un tempo, abbiamo stupidamente scambiato per vittorie.
Abbiamo tutti una "vittoria frivola" nel nostro passato, un momento in cui abbiamo "vinto" perdendo qualcosa di più grande? E avremmo il coraggio, vent'anni dopo, di tuffarci di nuovo in quel brivido per capirne il sapore?