Rifugio dal Dolore
Ci sono momenti nella vita in cui il tempo si deforma. Un'assenza può diventare così presente da disorientare ogni gesto, ogni pensiero. È da questo spazio sospeso, da questo "tempo che spiazza", che nasce la mia poesia "Fermi". È un testo che parla di perdita, di una battaglia interiore, ma soprattutto del ruolo vitale che l'arte assume quando si cerca di non andare in pezzi.
La Battaglia Interiore e la Percezione del Dolore
La poesia si apre con un verbo fisico, quasi disperato: "Arrabatto". È lo sforzo di chi annaspa, di chi cerca un appiglio nel caos di un'assenza. La persona a cui ci si rivolge non c'è più, eppure la sua dipartita è un evento continuo ("ti osservo andare via"). Questo introduce uno dei temi centrali: la difficile elaborazione del lutto.
Il testo esplora poi il labirinto mentale del dolore: il chiedersi "perché scavarsi affondo", il non riconoscere la profondità della propria ferita ("il solco ormai creato"). La frase "se dopotutto male non c’era, ridicola percezione" è un pugno nello stomaco. Racconta di come, a volte, la nostra stessa mente tenti di sminuire il nostro dolore, di giudicarlo sproporzionato, ridicolo. Ma il dolore non risponde alla logica, e questa lotta interiore è una vera e propria guerra.
L'Arte come Terapia: "Tentando di non Distruggere ho Dipinto un Quadro"
"La guerra è signora come la morte". Con questo verso, il sentimento personale viene elevato a una condizione universale. La sofferenza interiore è totalizzante, assoluta. E in questa guerra, l'energia distruttiva deve trovare una via d'uscita.
Qui si manifesta il potere dell'arte come terapia. La frase "lavoravo sul male / tentando di non distruggere ho dipinto un quadro" è il cuore pulsante della poesia. È una dichiarazione potentissima. L'atto del dipingere non è un semplice passatempo, ma un'alternativa consapevole all'autodistruzione. È un modo per prendere "il male", quell'energia nera e caotica, e incanalarla in qualcosa di costruttivo. La tela diventa il campo di battaglia dove la guerra può essere combattuta senza annientare chi la vive. È la trasformazione alchemica del dolore in bellezza, della distruzione in creazione. Questo processo mostra come la pittura e le emozioni siano legate in un dialogo vitale e necessario.
L'Ancora della Memoria: "I Tuoi Occhi Fermi"
Dopo la tempesta della guerra interiore e la catarsi della pittura, il tono della poesia cambia. Si apre uno squarcio di luce serena. L'assenza, prima così dolorosa, si trasforma in un ricordo prezioso: "e tu sei parte spensierata della mia vita / tra i ricordi più belli che ho".
E qui, finalmente, si svela il significato della poesia e del suo titolo, "Fermi". In tutto questo caos, in questo arrabattarsi, l'unico punto fermo, l'unica cosa a cui aggrapparsi, è un'immagine: "i tuoi occhi fermi". Quello sguardo rappresenta la stabilità, la pace, un amore che non vacilla neanche nel ricordo. È l'àncora che permette alla nave di non andare alla deriva. Nonostante il "tempo che spiazza", quel ricordo è immobile, saldo. È il "qualcosa" che il poeta, all'inizio, si sforzava di tenersi.