Privacy Policy Cookie Policy
Termini e Condizioni
Visualizzazione post con etichetta Marea. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Marea. Mostra tutti i post

sabato 18 dicembre 2021

Marea

Sempre
un’ attimo
più avanti
‘sta vita.
Sul suo mare
vasto d’infinito
noi barche.


Vita come Mare Infinito

La metafora della vita come un mare è antica quanto il pensiero umano, ma poche volte è stata condensata con la stessa forza evocativa di questa breve poesia. "Marea" è un'istantanea fulminante sulla nostra condizione esistenziale. Questo post offre un'interpretazione della poesia "Marea", un commento al testo poetico che si immerge nelle sue acque profonde per esplorare il senso della vita secondo i suoi versi, la nostra percezione del tempo e il nostro posto nell'universo. È una riflessione che tocca le corde della grande poesia esistenziale italiana.

L' analisi del testo poetico non può che iniziare dal suo titolo, "Marea", che stabilisce immediatamente il campo semantico e simbolico: siamo nel dominio delle forze naturali, del movimento incessante, di un'attrazione cosmica che governa il flusso e riflusso delle cose. La prima strofa definisce la natura del tempo e della vita con una semplicità disarmante: "Sempre / un'attimo / più avanti / 'sta vita". L'uso del colloquiale "'sta vita" ancora il pensiero filosofico a un'esperienza vissuta, quasi un sospiro di consapevolezza. La vita non è mai afferrabile nel presente; è un orizzonte che si sposta mentre avanziamo, un'onda che si ritira proprio quando pensiamo di toccarla. 

La riflessione sul tempo che scorre ci introduce alla nostra condizione di perenni inseguitori di un presente che è già futuro. La seconda strofa apre lo scenario e definisce il nostro ruolo al suo interno, usando una delle più potenti metafore della vita come un viaggio. Non siamo su un mare qualsiasi, ma sul "suo mare", il mare della vita, un'entità che ci possiede e ci ospita. Questo mare è "vasto d'infinito", un'immagine che evoca la grandezza schiacciante del cosmo, l'immensità delle possibilità, del tempo e dello spazio di fronte alla nostra esistenza finita. In questo scenario grandioso, il verso finale arriva come una sentenza lapidaria e rivelatrice: "noi barche". Qui si cristallizza tutta la poesia sulla fragilità umana. Essere "barche" su un mare infinito significa essere piccoli, vulnerabili, soggetti alle correnti e alle tempeste, in balia di una "marea" che non controlliamo. Siamo viaggiatori, forse esploratori, ma anche potenziali naufraghi. 

L' immagine non è necessariamente disperata, ma è profondamente umile. Ci spoglia di ogni illusione di onnipotenza e ci restituisce alla nostra vera natura: creature in perenne navigazione, la cui forza non risiede nel dominare il mare, ma nella capacità di resistere, di mantenere la rotta, di navigare la propria esistenza all'interno di un mistero infinitamente più grande. 

Questa poesia italiana contemporanea riesce, in soli sette versi, a racchiudere il nucleo del dramma e della bellezza della condizione umana.

"Marea" ci lascia con un'immagine potente e duratura di noi stessi: piccole imbarcazioni su un oceano smisurato. Non offre risposte facili, ma pone la domanda fondamentale sulla nostra navigazione. Siamo capitani consapevoli del nostro piccolo vascello, pur conoscendo l'immensità del mare, o siamo naufraghi in balia delle correnti? La poesia non lo dice, lasciando a ciascuno di noi il compito di interpretare il proprio viaggio.

E voi, come navigate il mare della vostra vita? Vi sentite più in balia della marea o padroni della vostra rotta?


~mia.

Random 3

Siamo Davvero Liberi di Scegliere o è Già Tutto Scritto nel Nostro Cervello? Ciao a tutti, appassionati della mente e curiosi dell'unive...