A volte, la forza non ha bisogno di urla o di grandi gesti. A volte, la forza più profonda è un silenzio, uno sguardo fisso, un'assenza. L'assenza di una lacrima di fronte al peso del mondo. La mia poesia "Venti" è un tentativo di catturare proprio questa forma di quiete indomabile, un ritratto di resilienza scolpito in una manciata di versi.
Il primo indizio, la chiave di volta della poesia, è il suo titolo: "Venti". Questa parola in italiano ha una meravigliosa e potente ambiguità.
- Vènti (i venti, plurale di vento): Questa lettura suggerisce una forza della natura. I venti sono invisibili ma potenti, capaci di spazzare via le nuvole, le foglie secche e, metaforicamente, le lacrime. Il vento è un simbolo di cambiamento, di purificazione, di una potenza che non si può fermare. Il Leone della poesia è forse sferzato da questi venti, ma non si piega; anzi, il vento stesso sembra asciugargli il volto prima che la debolezza possa mostrarsi.
- Vénti (il numero 20): Questa seconda lettura trasforma completamente la poesia, dandole una dimensione anagrafica e umana. Il "Leone" potrebbe avere vent'anni. Un'età soglia, un momento di passaggio in cui si affronta per la prima volta la "grave terra" – le responsabilità, i dolori, le disillusioni del mondo adulto – con l'orgoglio e la fiera determinazione della gioventù. L'assenza di lacrime diventa allora un manifesto di forza giovanile.
È probabile che entrambe le letture convivano, arricchendosi a vicenda. La forza del Leone è elementare come il vento e fiera come quella di un ventenne che affronta il mondo.
La poesia si apre con un'invocazione: "Leone". Il leone è l'archetipo del coraggio, della regalità, della fierezza e della forza. Che si tratti dell'animale o del segno zodiacale, l'immagine è quella di chi non china la testa.
La scelta di inquadrare la figura "dal tuo naso in su" è una decisione poetica magistrale. Esclude la bocca (simbolo del lamento, della parola) per concentrarsi sulla parte alta del volto: la fronte, sede del pensiero e della volontà, e soprattutto gli occhi. Gli occhi, da cui dovrebbero nascere le lacrime, sono invece il luogo di una resistenza silenziosa. È lo sguardo di chi affronta la situazione a testa alta, senza distogliere la vista dalla gravità del mondo ("per quanto grave la terra").
I versi finali sono il cuore del mistero e della potenza della poesia. Di fronte a una situazione pesante, "nemmeno una lacrima indugia". Non è solo che il Leone non piange; è che la lacrima non fa nemmeno in tempo a formarsi, a esitare sul suo volto. Viene spazzata via, forse da quel "vento" del titolo.
E al suo posto, cosa rimane? "rimane solo / lei."
Chi è "lei"? La poesia, volutamente, non lo svela, lasciando a noi il compito di riempire quello spazio. "Lei" è la personificazione di un'essenza femminile, un principio che è più forte del dolore. Possiamo ipotizzare diverse identità, tutte valide e potenti:
- La Dignità: Forse la più adatta al ritratto del Leone. Quando tutto il resto crolla, rimane la propria dignità, intatta e sovrana.
- La Forza: La più diretta e istintiva. La forza interiore, nuda e pura, è l'unica cosa che non può essere sconfitta.
- La Volontà: La decisione cosciente di non cedere, la determinazione che arde negli occhi.
- La Fiamma: Un'immagine più poetica. La fiamma della vita, dello spirito indomito, che continua a bruciare anche senza lacrime a darle un aspetto tremolante.
"Lei" è, forse, la somma di tutte queste cose. È l'anima stessa del Leone, la sua essenza più profonda che si rivela proprio nel momento di massima pressione, quando ogni fragilità è stata erosa.
"Venti" è una celebrazione della resilienza. Ci insegna che la vera forza non è l'assenza di dolore – "la terra" è e rimane "grave" – ma la capacità di affrontarlo senza perdere la propria essenza. È un'ode alla dignità silenziosa, a quel nucleo indistruttibile che rimane in noi quando tutto il resto sembra perduto. È la forza tranquilla di un Leone, la furia purificatrice del vento e l'orgoglio invincibile dei vent'anni.
E ci lascia con una domanda che risuona a lungo, ben dopo la fine della lettura: E in voi, nei momenti più gravi, quando le lacrime non scendono, chi o cosa è "lei" che rimane?