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giovedì 10 agosto 2023

Liberi di Volare … Due …

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Evasione

Cosa significa essere liberi? E cosa resta dopo una lotta per conquistare la propria libertà? La mia opera "Liberi di volare" nasce da queste domande, ma soprattutto dall'ispirazione proveniente dal mondo dell'escapologia, l'arte della fuga resa celebre da maestri come Houdini. In questa analisi del quadro, vi invito a guardare questa gabbia vuota non come un simbolo di prigionia, ma come il palcoscenico di una trionfale evasione.

A prima vista, l'opera presenta un paradosso: un titolo che parla di volo e un'immagine che raffigura una gabbia. Ma è proprio in questo contrasto che risiede la sua forza. La protagonista non è la creatura che è fuggita, ma la gabbia stessa, testimone silenziosa di una prigionia passata e, soprattutto, di una libertà conquistata.

L'opera è divisa visivamente e concettualmente in due parti.

  1. La Gabbia: È dipinta con colori scuri, terrosi. Marroni, neri e rossi che evocano il peso, la ruggine, la durezza della materia. La sua struttura è solida, le sbarre sono fitte e irregolari, suggerendo un confinamento lungo e opprimente. La base, quasi un cesto intrecciato di oscurità, rappresenta le fondamenta di questa prigione, ciò che teneva ancorati a terra. È il simbolo di tutto ciò che ci limita: una situazione, una relazione, una paura, o le nostre stesse barriere mentali.

  2. Lo Sfondo: Dietro e attraverso le sbarre, il mondo esplode in un caos vibrante di colori. È una raffica di pennellate astratte – blu, bianchi, rossi – che rappresentano la vita stessa. Non è un cielo sereno e pacifico quello che attende fuori, ma il flusso frenetico, imprevedibile e meraviglioso dell'esistenza. Questa non è la libertà della quiete, ma la libertà di partecipare al caos, di tuffarsi nel "rumore" del mondo.

L'ispirazione a un'"azione escapologica" è fondamentale per comprendere l'opera. Non stiamo parlando di una porticina lasciata aperta per caso. Stiamo parlando di uno sforzo deliberato, di un atto di intelligenza e di volontà per forzare le sbarre e spezzare le catene.

Questo quadro non celebra la libertà come un dono, ma come una conquista. I rossi sulla gabbia non sono solo ruggine, ma possono essere visti come il simbolo del sangue e del sudore versati nella lotta. L'arte dell'evasione richiede astuzia, perseveranza e un desiderio di libertà così potente da superare ogni ostacolo. È la differenza tra l'essere liberati e il liberarsi da soli. Questa opera celebra la seconda opzione.

Una volta avvenuta la fuga, la gabbia non scompare. Rimane lì, vuota, come un monumento. È il trofeo che testimonia la vittoria. Guardarla non suscita tristezza per la prigionia passata, ma orgoglio per la forza che ci è voluta per evadere.

L'opera cattura l'istante immediatamente successivo alla liberazione. L'aria vibra ancora dell'energia della fuga. La gabbia è la prova tangibile del nostro passato, un promemoria di ciò che abbiamo superato. E ci insegna che la vera libertà non significa cancellare le nostre cicatrici, ma guardarle come la mappa che ci ha condotto dove siamo ora.

"Liberi di volare" è quindi un inno alla resilienza umana, alla nostra capacità di spezzare le catene, siano esse fisiche o psicologiche, e di abbracciare la vita in tutta la sua meravigliosa e caotica complessità.


~Mia.

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