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Visualizzazione post con etichetta Ulivi. Mostra tutti i post
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sabato 15 gennaio 2022

Ulivi

Un punto sordo
risuona su questa terra arida
di crepe sul viso
asciutte dal tempo
d’un ulivo secolare
c’ apre un insolito scenario; 
su di un cielo
azzurro limpido
si ramificano arse punte
intente a sovvertire
l’ incontrovertibile
mentre abile vortica
verso l’ orizzonte
una foglia assetata
di lacrime salate
d’ occhi saturi
incapaci d’ apprezzare.


La Voce Silenziosa della Terra

Poche figure sono così radicate nel nostro paesaggio mediterraneo e nel nostro immaginario collettivo come l'ulivo. È un simbolo di pace, di tempo, di una forza che si piega ma non si spezza. Nella mia poesia "Ulivi", ho voluto dare voce al dramma silenzioso di questa creatura secolare, trasformandola nello specchio di una lotta universale. Questo post offre un'interpretazione della poesia contemporanea "Ulivi", un commento al testo poetico che ne esplora i versi per svelarne il significato più profondo, un viaggio nelle metafore sulla vita e la sofferenza che animano questa composizione.

L'analisi di questa poesia italiana inizia con un'immagine uditiva che è quasi un'assenza di suono, "un punto sordo", un tonfo interiore che si propaga in una "terra arida". Questa aridità non è solo fisica ma esistenziale, e viene subito personificata nelle "crepe sul viso" dell'ulivo secolare. Qui, il simbolismo dell'ulivo si manifesta con potenza: l'albero non è solo una pianta, ma un testimone del tempo, un vecchio saggio la cui pelle porta le cicatrici di innumerevoli stagioni. Il testo ci presenta uno scenario di sofferenza antica, quasi immobile. Ma è proprio da questa immobilità che si genera il dramma. 

Il contrasto introdotto dal "cielo azzurro limpido" è una delle figure retoriche centrali del testo; una bellezza perfetta e quasi indifferente che sovrasta una scena di lotta terrena. È su questo sfondo di impassibile perfezione che si compie l'atto di ribellione: le "arse punte" dei rami non si limitano a esistere, ma sono "intente a sovvertire l'incontrovertibile". Questa è la chiave di volta del significato della poesia: la resilienza non è passiva accettazione, ma un tentativo attivo, quasi disperato, di cambiare un destino che appare immutabile. È la lotta per la vita contro ogni evidenza. La prospettiva poi si restringe, dal macrocosmo dell'albero al microcosmo di una singola "foglia assetata" che "abile vortica". 

Il suo viaggio non è verso una fonte d'acqua, ma verso un nutrimento ancora più amaro e paradossale: le "lacrime salate d'occhi saturi incapaci d'apprezzare". Qui la poesia sulla natura e resilienza compie la sua svolta più critica e malinconica. La lotta eroica dell'ulivo, il suo dramma cosmico, avviene sotto gli occhi di un'umanità così piena ("saturi") delle proprie futili emozioni da essere diventata cieca, incapace di vedere e apprezzare questo miracolo di tenacia. La foglia non cerca semplice acqua, ma un riconoscimento, una compassione, una connessione emotiva che però le viene negata. L'ulivo, quindi, diventa simbolo non solo della resilienza della natura, ma anche della sua profonda solitudine di fronte a un'umanità distratta e indifferente.

"Ulivi" non è soltanto una dedica a un albero maestoso, ma una profonda meditazione sulla percezione. Ci spinge a chiederci quante lotte silenziose, quanti atti di incredibile resilienza si consumino ogni giorno davanti ai nostri occhi, mentre siamo troppo saturi per accorgercene. È un invito a svuotarci del superfluo per tornare ad apprezzare il dramma e la bellezza dell'esistenza, sia essa quella di un albero secolare o quella che si nasconde nelle pieghe delle nostre stesse vite.


~mia.

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