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venerdì 29 ottobre 2021

Cipressi

Gli alberi
le cime piegate
il vento
soffia forte.



La Lezione Silenziosa degli Alberi

I cipressi sono le sentinelle silenziose del nostro paesaggio italiano, simboli di eternità e di una solenne resistenza al tempo. La mia poesia "Cipressi", nella sua estrema brevità, cerca di catturare un singolo momento della loro esistenza, un istante che si fa lezione di vita. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia minimalista, un commento al testo poetico che esplora il tema universale della resilienza di fronte alle forze che cercano di piegarci.

L'analisi di questa poesia deve partire dalla sua forma scarna ed essenziale, che presenta i fatti con la precisione di una fotografia. Il testo non usa un singolo aggettivo emotivo, ma si affida alla potenza evocativa delle immagini. Sebbene il testo nomini genericamente "gli alberi", il titolo ci fornisce la chiave di lettura fondamentale, evocando il profondo simbolismo del cipresso in poesia: un albero legato all'eternità, alla sacralità, ma anche alla resistenza. Questa poesia sulla natura mette in scena un dramma silenzioso tra due protagonisti: gli alberi, statici e radicati, e il vento, una forza invisibile ma potente. 

Il risultato di questo scontro è l'immagine centrale: "le cime piegate". In questa immagine risiede tutto il significato della poesia. Piegarsi non significa spezzarsi. È un atto di flessibilità, di adattamento, una strategia di sopravvivenza. Questa poesia breve sulla resilienza ci insegna che la vera forza non risiede nella rigidità inflessibile, che porta alla rottura, ma nella capacità di cedere alla pressione senza perdere la propria integrità, senza essere sradicati. La metafora del vento e degli alberi diventa così una rappresentazione di ogni avversità della vita: le difficoltà, i dolori, le pressioni esterne.

La risposta del cipresso è un modello di comportamento saggio. È una poesia sulla forza e la flessibilità che ci ricorda che c'è una grande saggezza nell'accettare di non poter controllare tutto e che a volte, per restare in piedi, è necessario chinare la testa. Questa poesia italiana contemporanea, attraverso la sua semplicità, riesce a comunicare un messaggio complesso e universale, lasciando che sia il lettore a proiettare sulla scena il proprio vissuto e le proprie battaglie.

"Cipressi" è un promemoria potente che ci arriva dalla saggezza silenziosa della natura. In quattro versi essenziali, ci viene offerta una lezione fondamentale sull'arte di vivere: la resilienza non è la capacità di opporre resistenza a ogni costo, ma la grazia e l'intelligenza di sapersi piegare per non spezzarsi, per poter tornare a svettare verso il cielo una volta che la tempesta è passata.


~mia.



martedì 19 ottobre 2021

Nuvole d’ Oriente (Inno Alla Poesia)

Ricerco casa dove
nel dolce ritmo sparso
la Poesia trova pace.
Solitario udii
tonante lassù 
il silenzio di eterno caos.



La Casa della Poesia

Ogni artista è, in fondo, alla ricerca di un luogo, uno stato dell'anima dove la propria creatività possa trovare pace. La mia poesia "Nuvole d'Oriente" nasce da questa stessa urgenza, un viaggio che inizia con il desiderio di un nido protetto e culmina nella scoperta di un'armonia inaspettata nel cuore dell'universo. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia contemporanea, un commento al testo poetico che esplora la ricerca della pace interiore e il paradosso di un silenzio assordante trovato al centro dell'eterno caos.

L'analisi di questa poesia si apre con una dichiarazione di intenti, una vera e propria ricerca spirituale: "Ricerco casa". La "casa" qui non è un'abitazione fisica, ma un santuario interiore dove "la Poesia", personificata e maiuscola, possa finalmente placarsi. Le caratteristiche di questo luogo ideale sono descritte come un "dolce ritmo sparso", un'immagine che evoca un'armonia non rigida, non imposta, ma naturale e gentile. Questa è una poesia di ispirazione orientale, che richiama concetti della filosofia zen in poesia, come la bellezza dell'imperfezione e di un ordine che nasce spontaneamente. La prima parte del testo esprime quindi un desiderio di quiete, di un ambiente protetto in cui l'atto creativo possa fluire senza tormento. La seconda parte della poesia segna una svolta improvvisa, una rivelazione che avviene, non a caso, in uno stato di solitudine: "Solitario udii". 

È nella solitudine e la creatività che si affinano i sensi e si può percepire ciò che normalmente è nascosto. E ciò che il poeta ode è un paradosso potentissimo, un ossimoro che è il cuore del significato della poesia: "tonante lassù / il silenzio di eterno caos". Il poeta scopre che la vera pace non si trova in un "dolce ritmo sparso" e protetto, ma nell'ascolto profondo dell'universo stesso. È un silenzio tonante, un silenzio così assoluto e immenso da avere il fragore di un tuono. E, cosa ancora più importante, è il silenzio del caos, non dal caos. La pace non è l'assenza di disordine, ma la scoperta di un'armonia silenziosa e perfetta che è il cuore pulsante dell'apparente disordine dell'universo. 

Questa poesia sul caos e l'ordine suggerisce che la vera "casa" della Poesia non è un rifugio dal mondo, ma uno stato di percezione così acuto da poter sentire l'ordine nel disordine, la quiete nel fragore, il silenzio nell'eterno caos. È una conclusione quasi mistica: la pace interiore non si costruisce, si scopre ascoltando, in solitudine, la musica silenziosa del tutto.

"Nuvole d'Oriente" è un viaggio che ci porta da una concezione quasi romantica della pace a una comprensione più profonda e universale. Ci insegna che il santuario che cerchiamo non è un luogo fisico da trovare, ma uno stato dell'essere da raggiungere, un punto di ascolto interiore da cui percepire l'incredibile e silenziosa sinfonia che si cela dietro il caos apparente della vita.


~mia.

sabato 16 ottobre 2021

Nei Tuoi Occhi

Colori le mie giornate
non di bianco
ne di giallo
come il sole solenne

una tonalità di marrone
svela
madre terra 
dipinta nei tuoi occhi.



Oltre il Sole, la Terra

La poesia d'amore ha spesso cercato nel cielo, nel sole e nelle stelle le metafore per descrivere la persona amata. La mia poesia "Nei Tuoi Occhi" nasce dal desiderio di ribaltare questa prospettiva, di allontanarsi da una luce "solenne" e distante per trovare un valore più profondo, tangibile e vitale. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia d'amore, un commento al testo poetico che celebra una bellezza autentica, radicata non nel cielo, ma nella terra che troviamo, a volte, dipinta negli occhi di chi amiamo.

L'analisi di questa poesia si sviluppa in due momenti distinti: prima una negazione, poi una rivelazione. Il testo si apre con una classica dichiarazione d'amore, "Colori le mie giornate", ma subito ne definisce la natura in modo originale, rifiutando i simboli convenzionali della gioia. Il colore che la persona amata porta non è il "bianco" della luce pura o il "giallo" abbagliante del "sole solenne". Definire il sole "solenne" è una scelta chiave: gli attribuisce un carattere maestoso ma distante, quasi impersonale. Il poeta ci sta dicendo che l'amore che riceve non è un'illuminazione grandiosa e formale, ma qualcosa di più intimo e vicino. La vera natura di questo colore, e quindi di questo amore, viene svelata nella seconda strofa. È "una tonalità di marrone", un colore umile, spesso trascurato dalla lirica tradizionale. Questa scelta è una potente dichiarazione a favore di una bellezza autentica e non idealizzata. E questo colore non è fine a se stesso, ma "svela" una verità più profonda. Il significato della poesia esplode nell'immagine finale: negli occhi marroni dell'amata è "dipinta" nientemeno che "madre terra".

La poesia di madre terra trasforma un semplice dettaglio fisico in una metafora universale. Il marrone degli occhi diventa il colore della terra fertile, del legno, delle radici. L'amore descritto non è un'infatuazione passeggera, ma un sentimento che dà stabilità, nutrimento e senso di appartenenza. È una poesia sulla stabilità in amore, che celebra un partner che non abbaglia, ma che accoglie; che non è un astro irraggiungibile, ma una "casa" solida e vitale. 

Questa poesia d'amore per occhi marroni diventa così un inno a un amore maturo e consapevole, un amore profondo che trova il suo valore non in ciò che è eccezionale e celeste, ma in ciò che è fondamentale, essenziale e terrestre. È la scoperta di un intero mondo, fertile e sicuro, nello sguardo della persona amata.

"Nei Tuoi Occhi" è una celebrazione dell'amore che non ha bisogno di metafore celesti per affermare il suo valore. È un omaggio alla bellezza autentica e a un sentimento che non si limita a illuminare, ma che sa nutrire, sostenere e dare radici, proprio come la terra. È la riscoperta di come lo sguardo di una persona possa contenere il dono più prezioso: il senso di essere, finalmente, a casa.


~mia.

sabato 2 ottobre 2021

Fanciullo

Un’ altalenante altalena
rincuora il mio cuore
le vertigini del vuoto
sul quale volare.



Il Cuore sull'Altalena

Ci sono immagini che hanno il potere di riportarci immediatamente a un tempo e a un'emozione precisa. L'altalena è una di queste: un simbolo universale dell'infanzia, di un movimento che è insieme gioco e piccola sfida. La mia poesia "Fanciullo" parte da questa immagine per esplorare la capacità, tipica dei bambini, di trasformare la paura in una straordinaria avventura. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia breve, un commento al testo poetico che indaga la nostalgia dell'infanzia e il modo in cui la nostra prospettiva può trasformare un vuoto spaventoso in un cielo su cui librarsi.

L'analisi di questa poesia è guidata interamente dal suo titolo, "Fanciullo", che ci invita a leggere i versi attraverso lo sguardo di un bambino. L'apertura, "Un'altalenante altalena", con la sua dolce ripetizione, non descrive solo un oggetto, ma un'azione, un ritmo che "rincuora il mio cuore". Il punto di partenza è una sensazione di conforto, di gioia semplice e pura, un'emozione legata al ricordo o all'atto stesso del dondolarsi. È il cuore della poesia sulla nostalgia dell'infanzia. Ma il testo non si ferma a questa immagine rassicurante. Introduce un elemento di tensione, di rischio: "le vertigini del vuoto". Questa è l'esperienza fisica di chi spinge l'altalena più in alto, di chi sperimenta il brivido, la sensazione di cadere, la paura che si prova guardando in basso. Qui la poesia tocca il tema della paura e il coraggio. 

Il genio del "fanciullo", e il cuore del significato della poesia, risiede nella trasformazione che avviene nel verso finale. Quel "vuoto" che provoca vertigini non è visto come un abisso in cui precipitare, ma come lo spazio "sul quale volare". Questa è una potente metafora della vita come un'altalena. La prospettiva del bambino non nega la paura (le vertigini ci sono), ma la reinterpreta, la usa come trampolino di lancio per l'immaginazione. Il vuoto diventa il cielo. Il rischio diventa il volo dell'immaginazione

La poesia ci dice che il coraggio non è l'assenza di paura, ma la capacità di vedere un'opportunità di volo là dove altri vedono solo un baratro. È una lezione profonda su come affrontare le incertezze della vita: le "vertigini del vuoto" sono inevitabili, ma la scelta di vederle come uno spazio su cui librarsi appartiene solo a noi, a quel "fanciullo" che dovremmo sempre custodire dentro.

"Fanciullo" è un invito a riscoprire la prospettiva magica dell'infanzia. Ci ricorda che la gioia più autentica spesso convive con un brivido di paura, e che la nostra più grande risorsa è la capacità di trasformare le nostre paure in avventure. È un promemoria per guardare ai vuoti della nostra vita non con terrore, ma con gli occhi di un fanciullo pronto a spiccare il volo.

Ricordate anche voi quella sensazione? Quel misto di paura e gioia su un'altalena? E riuscite ancora, oggi, a trasformare le vostre "vertigini del vuoto" in un'occasione per "volare"?


~mia.

sabato 18 settembre 2021

Nel Mio Riflesso

Languido
penso a te
mentre riaffiorano 
i segreti della vita.
Perché t’ amo ?
Un’ enigmatica
risoluzione
di traumi
incastonati come rubini.
Cosa ti definisce?
Donna per natura,
prigioniera
di arcaici fanatismi,
sempre donna sempre audace
in te ritrovo
la mia forza, il mio coraggio.
Intimamente nudi
siamo riflesso
nello specchio.
Ancora, cosa ti definisce?
Guerriera abile
evolvi
dando al mondo
nuova vita,
sorridi
ed arriverà 
il mattino.
Come te, quando sono solo
il mio animo trema.

Finalmente ti vedo,
nell’ armonia 
di un prato scompigliato
al soffiar del vento,
le vertigini
di un cielo limpido
con le sue pittoriche nuvole bianche,
la ferocia 
di un branco di leonesse,
nel mio cuore
rosso vivido,
nel tempo e l’ universo.



Lo Specchio dell'Anima e il Volto dell'Altro

Lo specchio, in poesia, è spesso simbolo di auto-analisi, di un confronto con il proprio io. Ma cosa succede quando in quello specchio, nel nostro stesso riflesso, vediamo il volto e la forza di un'altra persona? La mia poesia "Nel Mio Riflesso" esplora proprio questa simbiosi emotiva, questo legame profondo in cui i confini dell'identità si fondono. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia contemporanea, un commento al testo poetico che indaga come l'amore possa essere la risoluzione di traumi passati e come la figura di una donna possa diventare l'incarnazione stessa della forza universale.

L'analisi di questa poesia sull'amore e l'identità inizia con una domanda fondamentale: "Perché t'amo?". La risposta che il testo offre è lontana da ogni romanticismo convenzionale, ed è forse il suo punto di forza più grande. L'amore è una "enigmatica risoluzione di traumi incastonati come rubini". Questa immagine potentissima ci dice che il legame non nasce dalla perfezione, ma dalla guarigione, dalla capacità di trasformare le ferite del passato in qualcosa di prezioso e bello. È una poesia sul superamento dei traumi attraverso un'unione profonda. Da qui, il testo cerca di definire la figura amata, descrivendola con una dualità che è il fulcro della poesia sulla forza delle donne. Da un lato, è "prigioniera di arcaici fanatismi", un verso che suggerisce una lotta contro le oppressioni sociali e culturali; dall'altro, la sua essenza è "sempre audace". È una donna guerriera, la cui forza non è solo per sé, ma diventa fonte di ispirazione per il poeta stesso: "in te ritrovo la mia forza, il mio coraggio". Il titolo della poesia trova qui la sua spiegazione: nel riflesso di lei, lui trova se stesso. 

Il concetto de il riflesso nello specchio si fa esplicito quando i due, "intimamente nudi", diventano un'unica immagine, una fusione totale. Questa poesia femminista italiana, pur senza toni polemici, celebra la capacità della donna di evolvere, di dare "nuova vita" e di portare speranza con un sorriso, pur condividendo con il poeta una vulnerabilità segreta, un'anima che "trema" nella solitudine. 

Il significato della poesia raggiunge il suo culmine nell'ultima strofa, che inizia con una folgorazione: "Finalmente ti vedo". La visione ora trascende la persona fisica. Lei non è più solo una donna, ma un principio universale che si manifesta ovunque: nell'armonia caotica della natura ("un prato scompigliato"), nella bellezza sublime del cielo, nella ferocia indomita e collettiva delle leonesse, nella passione del cuore del poeta e, infine, nella totalità del "tempo e l'universo". La donna amata diventa la chiave di lettura del mondo, il riflesso attraverso cui l'intera esistenza acquista senso e bellezza.

"Nel Mio Riflesso" è un viaggio che parte da una domanda intima e personale per arrivare a una visione cosmica. Ci insegna che amare profondamente non significa solo trovare conforto, ma anche riconoscere la propria forza nella resilienza dell'altro. È un inno alla capacità di una persona di incarnare l'universo intero, diventando, per chi la ama, il prato, il cielo, la leonessa, il cuore e il tempo stesso.


~mia.

sabato 11 settembre 2021

Domenica

Mi affiora sleale
la trama della felicità.

Un fiume fraudolento
vigoroso alla sorgente,
con forza brutale procede
nel letto ove s’ adagia.
                                                               [Acqua]
Alla seta illustre gemella,
nobile sveli il moto incessante.
Con veemenza sprezzante
spazzi via.

Fisso la fragilità 
che ti contamina
tra i rifiuti di un uomo civilizzato,
più in là lo scolo di un mostro urbano.



Lo Sguardo Amaro di un Giorno di Festa

La domenica è, nel nostro immaginario, il giorno del riposo, della quiete, forse di una passeggiata per ritrovare un contatto con la natura e con se stessi. La mia poesia "Domenica" parte da questa premessa per poi sovvertirla completamente, trasformando un potenziale momento di pace in un'amara presa di coscienza. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia contemporanea, un commento al testo poetico che si rivela essere una potente poesia ecologista, una riflessione sulla delusione e sulla ferita che l'uomo infligge al mondo che lo circonda.

L'analisi di questa poesia non può che partire dal suo incipit, che definisce immediatamente il tono di profonda delusione. La felicità non è un dono, ma una "trama" che affiora in modo "sleale", come un'illusione traditrice. Questa felicità viene subito associata alla metafora di un "fiume fraudolento". L'immagine è potente: un fiume che alla sorgente è puro e vigoroso, ma la cui natura è ingannevole. La sua forza non è vitale, ma "brutale"; la sua veemenza è "sprezzante". C'è una bellezza selvaggia e indifferente in questa forza della natura, che però si rivelerà non essere la vera protagonista del dramma. 

La parola isolata, "[Acqua]", agisce come un faro, spostando l'attenzione dal piano metaforico a quello letterale e preparando il terreno per la cruda osservazione finale. Il poeta si rivolge direttamente all'acqua, riconoscendone la nobiltà intrinseca, la sua bellezza paragonabile alla "seta illustre". Ma è proprio questa nobiltà a rendere più dolorosa la presa di coscienza. Lo sguardo del poeta si fissa sulla "fragilità che ti contamina". Ed è qui che la poesia sulla natura e l'uomo rivela il suo cuore di denuncia. La grande forza del fiume è, in realtà, vulnerabile. La sua contaminazione proviene dai "rifiuti di un uomo civilizzato" – un ossimoro feroce che critica una civiltà che produce scarti che corrompono la bellezza – e, in una visione ancora più ampia e terrificante, dallo "scolo di un mostro urbano". 

Questa poesia sull'inquinamento ambientale personifica la città come un mostro le cui escrezioni avvelenano le vene della terra. Il significato della poesia risiede in questo sguardo disincantato di una domenica qualunque: l'impossibilità di godere di una felicità autentica perché la realtà della devastazione ambientale si impone con violenza. Viene messa a nudo la fragilità della natura di fronte all'impatto umano, e la domenica, giorno di riposo, diventa il momento della più lucida e amara consapevolezza.

"Domenica" è il racconto di una felicità impossibile, tradita dalla realtà visibile. È un lamento per la bellezza ferita e una critica potente a una civiltà che si definisce tale mentre avvelena le fonti stesse della vita. Ci lascia con un'immagine indelebile: quella di un fiume, simbolo di vita e purezza, reso fragile e malato dalla nostra stessa presenza, trasformando ogni nostra possibile gioia in un'occasione di amara riflessione.


~mia.

lunedì 6 settembre 2021

Speranza

In una moka di caffè 
persistono aromi inconfutabili
d’attesa, tùrbine e passione.



Introduzione: L'Aroma Inconfutabile della Speranza

Ci sono emozioni che sembrano astratte e lontane, e poi ci sono quelle che hanno un odore, un sapore, un calore. La mia poesia "Speranza" cerca di catturare proprio questa seconda specie di sentimento, trovando la sua essenza non in concetti elevati, ma nel cuore di uno dei nostri rituali quotidiani più amati: la preparazione del caffè. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia breve, un commento al testo poetico che esplora il significato della speranza non come un'idea, ma come un aroma persistente e innegabile che riempie le nostre vite.

L'analisi di questa poesia deve partire dal suo oggetto centrale, "una moka di caffè", che funge da potente simbolo. La scelta della moka è una dichiarazione di intenti: non siamo nel campo del sogno etereo, ma in quello della vita di tutti i giorni, della concretezza, di un rito che è insieme attesa e trasformazione. Il simbolismo della moka in poesia è quello di un piccolo alambicco domestico in cui si compie una magia quotidiana. È in questo contenitore di realtà che "persistono aromi inconfutabili". La parola "persistono" ci dice che non si tratta di un profumo passeggero, ma di un'essenza duratura, tenace; "inconfutabili" ne afferma la realtà oggettiva, la sua evidenza. Il titolo, "Speranza", ci svela che sono proprio questi gli attributi della speranza stessa: non è un vago desiderio, ma una forza persistente e innegabile. Il cuore del significato della poesia risiede nella definizione di questi aromi, che sono i tre ingredienti fondamentali della speranza. Il primo è l'"attesa", l'ingrediente più ovvio e fondamentale: non c'è speranza senza un'attesa, senza un orientamento verso il futuro, proprio come si attende il borbottio della moka. Il secondo ingrediente, "tùrbine", è la scelta più sorprendente e geniale. 

La poesia breve sulla speranza ci dice che la speranza non è calma o serena. È un turbine, un vortice di emozioni, di ansie, di eccitazione, di dubbi e di energia. È un sentimento attivo, caotico, che ci smuove dentro. Infine, la "passione", che è il calore, il fuoco che alimenta la trasformazione. Senza passione, senza un forte desiderio per ciò che si spera, l'attesa sarebbe vuota e il turbine non avrebbe direzione. In questa visione, la speranza come attesa e passione(e tumulto) diventa un processo alchemico: un'infusione potente e complessa, il cui aroma è il profumo stesso di una vita che desidera, attende e freme.

"Speranza" ci allontana dall'idea di una speranza fragile o astratta, per restituircela come un'esperienza sensoriale, quasi fisica. È l'aroma forte e persistente che ci sveglia ogni mattina, un distillato di attesa, passione e del necessario, vitale turbinio di emozioni. È la prova che i sentimenti più profondi non si trovano nelle grandi idee, ma a volte, semplicemente, nel cuore caldo di una moka di caffè.


~mia.

giovedì 2 settembre 2021

Girasoli

Al calar della bella stagione
un esercito ricopre l’intero campo,
ora tutti col capo chino.
Assolto il loro compito
non sorridon più 
all’ anelante sole,
avvolti in eterei manti
son devoti al nuovo padrone.



Il Volto Chino dei Girasoli

Quando pensiamo ai girasoli, la nostra mente corre all'estate, a campi dorati e a corolle che seguono gioiose il cammino del sole. La mia poesia "GIRASOLI", pur partendo da questa immagine, la cattura nel suo momento più malinconico e solenne: la fine della bella stagione. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia contemporanea, un commento al testo poetico che esplora il simbolismo dei girasoli non come emblema di vita, ma come metafora della fine di un ciclo, della dignità nella decadenza e della devozione a un nuovo, oscuro padrone.

L'analisi di questa poesia si apre in un'atmosfera crepuscolare, "al calar della bella stagione", un'ambientazione che preannuncia una poesia sulla fine dell'estate e l'inizio del declino. La prima, potente immagine è quella di un "esercito" di girasoli. Questa metafora dell'esercito di fiori è cruciale: non sono una folla allegra, ma una schiera ordinata, disciplinata, che suggerisce una vita di dovere e forse di lotta. La loro condizione attuale è una rottura totale con l'iconografia classica: sono "ora tutti col capo chino". Questo gesto di chinare il capo, che è il cuore del significato della poesia, è polisemico: è un segno di sconfitta di fronte al tempo che passa, di lutto per il sole perduto, di umiltà, o semplicemente il peso fisico di una vita portata a compimento. 

La poesia prosegue spiegando la ragione di questa postura: "Assolto il loro compito". Questa è una poesia sul ciclo della vita che non parla di una fine ingiusta, ma di una transizione che avviene dopo che lo scopo è stato raggiunto. Il loro dovere, quello di "sorridere" e seguire "l'anelante sole", è terminato. Hanno vissuto la loro stagione di luce e ora la loro devozione si sposta. Avvolti in "eterei manti" – forse la nebbia autunnale, forse la patina della decadenza – i girasoli si consacrano a un "nuovo padrone". L'identità di questo padrone è lasciata volutamente ambigua, ma le interpretazioni convergono verso le forze del declino: la terra che li reclama, la gravità che ne piega il capo, la notte che vince sul giorno, o la morte stessa. Questa poesia sull'autunno e la decadenza non è però disperata; c'è una solennità quasi militare in questa ordinata sottomissione. I girasoli non si ribellano al loro destino, ma lo accettano con una devozione che ha del sacro, mostrando una dignità profonda proprio nel momento del loro tramonto.

"GIRASOLI" ci invita a guardare oltre l'immagine solare di questi fiori per scoprire la bellezza struggente del loro autunno. È una meditazione sulla fine di ogni ciclo vitale, che ci insegna come, una volta compiuto il nostro dovere, ci sia una forma di grazia e di dignità nell'accettare il cambiamento, nel chinare il capo e nell'affidarsi a ciò che verrà dopo. È un tributo alla bellezza che risiede non solo nel pieno splendore della vita, ma anche nel suo lento e solenne congedo.

Vi siete mai soffermati a guardare un campo di girasoli a fine stagione? Quali emozioni vi ha suscitato la loro postura, quel capo chino rivolto verso la terra?


~mia.

mercoledì 1 settembre 2021

Antitesi

Un’ altra notte giunge
nuovamente al cospetto
del chiacchiericcio
della gente del posto.
Un cielo gremito di stelle
s’ oppone col suo silenzio.


Tra il Silenzio delle Stelle e il Rumore del Mondo

Quante volte, in una sera d'estate, ci siamo sentiti immersi nel brusio di un mondo che parla senza sosta, per poi alzare gli occhi e trovare una risposta muta e potente nella vastità del cielo? La mia poesia "Antitesi" è la fotografia di questa esatta sensazione, un'istantanea che mette a nudo il contrasto tra il rumore umano e il silenzio cosmico. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia contemporanea, un commento al testo poetico che esplora l'opposizione tra la banalità del quotidiano e la sublime grandezza dell'universo.

L'analisi di questa poesia, come suggerisce il titolo stesso, si fonda su una contrapposizione netta e potente. Il testo ci presenta due realtà che coesistono ma non comunicano, anzi, si oppongono. La prima è quella umana, descritta con un senso di stanca ripetitività: "un'altra notte", "nuovamente". Il suono che la caratterizza è il "chiacchiericcio della gente del posto". La scelta del termine "chiacchiericcio" è fondamentale: non è dialogo, non è conversazione, ma un rumore di fondo superficiale, pettegolo, forse vano. È la rappresentazione sonora della banalità del quotidiano. A questa realtà terrena e rumorosa, il poeta contrappone la visione del "cielo gremito di stelle". È un'immagine di grandezza, di infinita ricchezza, di una bellezza che toglie il fiato. Questa poesia sulla contemplazione del cielo stellato trova il suo culmine nel verso finale, che è anche il suo cuore filosofico: il cielo "s'oppone col suo silenzio". Il significato della poesia risiede tutto in questa opposizione. 

La risposta del cosmo al rumore insignificante dell'uomo non è un rumore più forte, ma un silenzio schiacciante, maestoso. Il silenzio come risposta diventa una dichiarazione di superiorità, di una verità talmente profonda da non aver bisogno di parole. È l'antitesi tra umano e cosmico nella sua forma più pura. Questa poesia sul silenzio e il rumore ci pone nella posizione dell'osservatore che, stanco della superficialità del mondo, trova un senso e una prospettiva nel muto splendore dell'universo. Il rapporto uomo e universo è qui descritto come un confronto impari, in cui la vastità silenziosa delle stelle espone, senza giudicare, tutta la piccolezza del nostro affannarci quotidiano.

"Antitesi" è un invito a trovare rifugio e significato non nel rumore, ma nel silenzio. Ci ricorda che, al di sopra del chiacchiericcio incessante delle nostre vite, esiste una realtà immensa e silenziosa che ci offre una prospettiva diversa, più vasta e forse più vera. È un promemoria per alzare lo sguardo e ascoltare la risposta più potente di tutte: quella che non ha bisogno di parole.


~mia.

Random 3

Siamo Davvero Liberi di Scegliere o è Già Tutto Scritto nel Nostro Cervello? Ciao a tutti, appassionati della mente e curiosi dell'unive...