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giovedì 9 novembre 2023

Corpi o Anime

Il fervore di un tempo inatteso
quando rimane nulla in cui credere
ché su se stessi. 



Tempi di Inattesa

Questi pochi versi, che ho racchiuso nel titolo "Corpi e Anime", sono un frammento di un'esplorazione poetica che risuona profondamente con le esperienze umane più intime e universali. La poesia, nella sua essenza, è un tentativo di distillare l'immensa complessità del sentire in poche, significative parole, e in questo caso, ho cercato di catturare un momento di rivelazione, un punto di svolta che molti di noi potrebbero aver vissuto.

Il primo verso, "Il fervore di un tempo inatteso", evoca subito una sensazione di urgenza, di energia inaspettata, o forse di un'attesa prolungata che culmina in un'intensità improvvisa. Un "tempo inatteso" può essere un periodo di crisi, di incertezza, ma anche di epifania, un momento in cui le coordinate abituali della nostra esistenza sembrano dissolversi. È un tempo che ci coglie impreparati, ma che allo stesso tempo accende una scintilla, un "fervore" interiore che ci spinge a una nuova consapevolezza. Questo fervore non è necessariamente gioia, può essere la tensione di una ricerca, l'intensità di un dubbio, la forza di una riscoperta.

Ed è proprio in questo "tempo inatteso" che emerge la condizione descritta nel secondo verso: "quando rimane nulla in cui credere". Questa è una frase che risuona con una risonanza quasi esistenziale. Ci sono momenti nella vita in cui le certezze esteriori – le istituzioni, le ideologie, persino le relazioni – possono vacillare o apparire prive di significato. È una fase di disorientamento, di spoliazione, in cui i pilastri su cui abbiamo costruito la nostra fiducia sembrano sgretolarsi. Questo senso di vuoto, però, non è necessariamente negativo; può essere il preludio a una nuova fondazione.

E qui arriviamo al cuore della poesia, al terzo e ultimo verso, così incisivo nella sua brevità: "ché su se stessi". Questa clausola finale offre la chiave di volta, la soluzione, o forse l'unica ancora di salvezza in quel "tempo inatteso" e di disillusione. Quando ogni altro punto di riferimento esterno crolla, l'unica verità, l'unico luogo di fede rimasto è il proprio io. Non si tratta di egoismo, ma di un profondo atto di auto-affidamento, di una riscoperta della propria forza interiore, della propria bussola etica e spirituale. "Credere su se stessi" significa riconoscere il proprio valore intrinseco, la propria resilienza, la capacità di trovare risposte e direzioni all'interno, anche quando il mondo esterno offre solo incertezza.

La scelta del titolo "Corpi e Anime" per questa poesia non è casuale. Mentre il corpo è ciò che ci lega al mondo materiale, l'anima è il nostro centro più profondo, il luogo dove risiedono le nostre credenze più autentiche e la nostra forza vitale. La poesia suggerisce che è proprio nel "fervore" di un tempo difficile che questa connessione tra corpo e anima si rafforza, permettendoci di radicarsi in noi stessi quando tutto il resto sembra effimero. È un invito a esplorare il proprio santuario interiore, a riscoprire la propria fede più pura, quella che non dipende da fattori esterni ma che sgorga dalla propria essenza.

Spero che questa mia breve riflessione possa offrirvi un punto di partenza per la vostra personale interpretazione di questi versi. La bellezza della poesia risiede proprio nella sua capacità di evocare risposte diverse in ciascuno di noi, stimolando una conversazione silenziosa tra l'autore e il lettore.


~Mia.

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