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mercoledì 24 gennaio 2024

Pensieri d’ un viaggio (r)

Sono consapevole di come questa astinenza
sia un complesso da sostenere;
tutta la dopamina 
quando dico di amarlo
di preoccuparmi per la sua salute
di renderlo felice nel mio miglior modo
abbracciarlo e sentirlo a me il più vicino possibile.
Sprofondo poi, in quel burrone di anni fa
lottando con tutte le forze
al punto di non averne più 
per continuare a nuotare,
perché è un’ acqua pesante 
questa, non mi tiene a galla
se mi fingo morto.
Ricomincio vacillante
mentre resta vago il tentativo 
di ritrovarmi ancora una volta pronto;
allora riparto sempre
ed è vero che qui non si può non morire.



L'Anima Tra Luce e Abisso

La serie "Pensieri d'un Viaggio" è per me un diario poetico, un modo per esplorare le intricate vie dell'animo umano e i percorsi a volte tortuosi che ci troviamo a percorrere. La poesia che presento oggi è un'immersione profonda in quelle sfumature emotive che spesso restano inespresse, un tentativo di dare voce a una lotta interiore che molti forse conoscono, ma che raramente viene raccontata con tanta cruda onestà. È un componimento che parla di amore, di cura, ma anche del peso insopportabile del passato e della perenne fatica di riemergere.

Questa poesia è nata da una riflessione sulla duplice natura dell'esperienza umana: la capacità di provare gioia e connessione profonda, e la tendenza, a volte improvvisa, a sprofondare in abissi di dolore derivanti da ferite antiche. L'ispirazione risiede in quel contrasto vivido tra il desiderio di offrire amore puro e incondizionato e la presenza incombente di un passato che non smette di esercitare la sua forza attrattiva, trascinandoci indietro.

Il titolo generale della serie, "Pensieri d'un Viaggio", si adatta perfettamente a questo componimento, poiché la poesia stessa è un viaggio, non attraverso luoghi fisici, ma attraverso gli strati della coscienza, tra il presente luminoso e un passato oscuro che si rifiuta di dissolversi.

La poesia si apre con una consapevolezza quasi scientifica, ma profondamente emotiva: "Sono consapevole di come questa astinenza / sia un complesso da sostenere;" L'astinenza qui non è legata a una sostanza, ma a uno stato d'essere, forse alla pace, alla leggerezza, o alla semplice assenza di quel "complesso" che grava sull'anima. È la percezione di un vuoto, di una mancanza che necessita di uno sforzo immane per essere gestita, un fardello emotivo che si è incancrenito nel tempo.

Segue un'esplosione di desiderio e di amore puro: "tutta la dopamina / quando dico di amarlo / di preoccuparmi per la sua salute / di renderlo felice nel mio miglior modo / abbracciarlo e sentirlo a me il più vicino possibile." Qui, la parola "dopamina" è una scelta lessicale geniale. Non è solo un riferimento chimico, ma evoca la scarica di piacere, benessere e gratificazione che deriva dall'atto di amare, dal prendersi cura dell'altro. È l'apice della connessione umana, la pulsione vitale che ci spinge verso l'altro, verso la felicità condivisa. L'elenco di azioni ("dico di amarlo", "preoccuparmi", "renderlo felice", "abbracciarlo") dipinge un quadro di devozione totale, di un amore che si manifesta nel prendersi cura, nel donarsi.

Ma la luminosità di questa "dopamina" è bruscamente interrotta: "Sprofondo poi, in quel burrone di anni fa / lottando con tutte le forze / al punto di non averne più / per continuare a nuotare," Il "burrone di anni fa" è l'immagine centrale del trauma, del ricordo doloroso che si riapre improvvisamente, trascinando il sé poetico in un abisso. Non è una caduta lenta, ma uno "sprofondo", una discesa rapida e incontrollabile. La lotta è estenuante, una battaglia con tutte le forze, che porta all'esaurimento totale, alla perdita della capacità di reagire, di "nuotare" per salvarsi. È la rappresentazione vivida dell'impatto debilitante del PTSD, della depressione, o di qualsiasi ferita emotiva irrisolta che riemerge con violenza.

La metafora dell'acqua si fa più densa e tangibile: "perché è un’ acqua pesante / questa, non mi tiene a galla / se mi fingo morto." L'"acqua pesante" è il peso opprimente di questo passato, di queste emozioni che non solo non sostengono, ma che tirano giù. Non è un'acqua che permette di galleggiare, nemmeno fingendosi indifferenti o passivi ("se mi fingo morto"). Questo suggerisce che l'unico modo per affrontare questa realtà è lottare attivamente, poiché la resa o la negazione non offrono scampo. È una condizione in cui la vita stessa sembra priva di quel naturale supporto che ci tiene a galla.

La chiusura del componimento è un ciclo di fatica e una cruda accettazione: "Ricomincio vacillante / mentre resta vago il tentativo / di ritrovarmi ancora una volta pronto; / allora riparto sempre / ed è vero che qui non si può non morire." Il "ricomincio vacillante" rivela la resilienza, seppur precaria, del soggetto. C'è sempre un tentativo di riprendersi, di risalire, ma è un tentativo "vago", privo di quella ferma convinzione o energia del passato. La prontezza desiderata ("ritrovarmi ancora una volta pronto") è un miraggio, un obiettivo difficile da raggiungere. E così, il ciclo si ripete: "riparto sempre". Questo suggerisce un'esistenza scandita da queste immersioni e risalite, una lotta perpetua. L'ultima riga, lapidaria e potente, "ed è vero che qui non si può non morire", non implica necessariamente la morte fisica, ma una morte emotiva, una costante perdita di sé, un esaurimento che fa parte integrante di questo viaggio. È l'accettazione della fragilità umana, del fatto che in certi contesti o con certi fardelli, una parte di noi è destinata a soccombere, o almeno a essere costantemente messa alla prova fino al limite estremo. È l'amara consapevolezza che la vita, nel suo aspetto più crudo, impone un prezzo, e talvolta quel prezzo è la morte di una parte di noi stessi, o l'impossibilità di evitare l'annichilimento in quel "burrone".

Scrivere questa poesia è stato un atto di confessione, un tentativo di dare forma a sensazioni complesse e spesso contraddittorie. La scelta di immagini così vivide – la dopamina che esplode, il burrone, l'acqua pesante – è stata dettata dalla necessità di esprimere l'intensità di questa esperienza interiore. La struttura frammentata, quasi un respiro affannoso, riflette la difficoltà di articolare un dolore così profondo, ma anche la forza di volontà che spinge a "ricominciare vacillante".

Questa poesia è un promemoria che anche nei momenti di profonda oscurità, l'amore e la connessione umana continuano a esistere, e che la lotta, per quanto estenuante, è una parte intrinseca del viaggio umano. È un invito a riconoscere la propria vulnerabilità e, allo stesso tempo, a celebrare la propria resilienza, anche se essa si manifesta attraverso un "ricomincio vacillante".

"Pensieri d'un Viaggio" in questa sua specifica espressione, è una poesia che risuona con chiunque abbia mai sperimentato il peso del passato che irrompe nel presente, o la fatica di mantenere a galla la propria anima. Ci ricorda che la vita è un continuo salire e scendere, un nuotare in acque a volte troppo pesanti. Ma nel coraggio di "ripartire sempre", anche se "vacillante", risiede la vera forza dell'essere umano. La "morte" evocata alla fine non è la fine del viaggio, ma forse la consapevolezza che ogni ripartenza comporta un lasciar andare, un morire a una vecchia versione di sé per poterne creare una nuova, anche se incerta.


~Mia.




giovedì 18 gennaio 2024

Straccio …Due…




La Fiamma Interiore e la Pressione della Vita

La serie "Straccio" continua a essere per me un viaggio affascinante nelle possibilità espressive della materia. Dopo le prime esplorazioni, "Straccio... Due..." segna la seconda tappa di questo percorso, un'opera che si immerge nella profondità delle emozioni e nella tangibilità del vissuto attraverso l'uso non convenzionale dello straccio come strumento e come parte integrante della composizione. Questo quadro è un inno alla passione, alla trasformazione e alla bellezza che può emergere anche dal "disordine" e dalla rugosità della vita.

L'idea alla base di "Straccio... Due..." è nata da una riflessione sul cuore emotivo, sull'energia pulsante che ci anima, e sulle forze che lo modellano. Le pieghe centrali della tela, così evidenti e tridimensionali, mi hanno subito richiamato l'immagine di un organo vitale, o forse di un tessuto compresso, sottoposto a una pressione che lo deforma ma allo stesso tempo ne rivela la struttura intrinseca. È un tentativo di catturare la forza e la vulnerabilità dell'essere, come un cuore che batte, un'emozione intensa che si contrae e si espande.

Il titolo "Straccio... Due..." sottolinea la continuità della serie, ma ogni opera è un'entità a sé stante, un nuovo esperimento materico e cromatico. Qui, ho voluto concentrare l'attenzione sui colori caldi e sulla texture per evocare sensazioni di calore, passione, ma anche di conflitto o di energia compressa.

Per la realizzazione di "Straccio... Due...", ho utilizzato acrilici su tela, ma l'aspetto distintivo è l'applicazione del colore e la creazione delle forme. Non si tratta semplicemente di dipingere su una superficie, ma di modellare la superficie stessa. Ho iniziato applicando uno strato iniziale di pittura bianca, quasi come una base caotica, che serve a far risaltare il colore principale.

Il cuore dell'opera è costituito da uno o più stracci impregnati di rosso e arancione intenso, manipolati e pressati sulla tela per creare quelle pieghe e quelle depressioni che conferiscono al quadro una forte tridimensionalità. Queste pieghe non sono casuali; sono il risultato di un gesto intenzionale, volto a simulare la compressione o la tensione, come se la materia stessa stesse esprimendo un'emozione. La matericità è palpabile, invitando quasi l'osservatore a toccare la superficie.

I colori predominanti, rosso e arancione, sono stati scelti per la loro intrinseca carica emotiva:

  • Il Rosso: è il colore della passione, dell'amore intenso, della rabbia, dell'energia vitale, della forza primordiale. Qui suggerisce una fiamma ardente o un impulso irrefrenabile.
  • L'Arancione: è il colore dell'entusiasmo, della creatività, della gioia, della vitalità. Fa da ponte tra il rosso e il giallo, aggiungendo luminosità e ottimismo alla passione.

Il bianco sottostante, che riaffiora in diverse aree, crea un contrasto netto con i toni caldi, enfatizzando la matericità e aggiungendo un senso di profondità e frammentazione. Le spruzzate e le macchie di pittura bianca e arancione che si estendono oltre la forma centrale dello straccio creano un effetto di energia diffusa, quasi un'aura o un'esplosione di colore che si propaga nello spazio circostante.

"Straccio... Due..." è un'opera che invita a riflettere sulla complessità delle emozioni umane e su come queste plasmano la nostra essenza.

  • Le Pieghe Centrali: Possono essere interpretate come le rughe dell'esperienza, le cicatrici emotive, le pressioni della vita che lasciano il segno sulla nostra anima. Ma possono anche suggerire la contrazione e l'espansione di un cuore che batte intensamente, vivo e pulsante.
  • Il Colore Dominante: La predominanza del rosso e dell'arancione parla di una vita vissuta con intensità, di passioni brucianti, di momenti di gioia e, forse, anche di dolore acuto. È un'affermazione della vitalità e della forza emotiva.
  • La Matericità dello Straccio: L'uso dello straccio non solo crea texture uniche, ma simbolizza la nostra stessa "materia", la nostra carne, che viene modellata dalle esperienze, diventando più ricca e complessa attraverso l'usura e le trasformazioni.

Il quadro può essere visto come un simbolo di resilienza: nonostante le "pressioni" e le "deformazioni" subite, la forma centrale mantiene una sua identità, un suo calore, una sua energia vitale che si irradia. È un'esplorazione di come il corpo e l'anima assorbano le esperienze, trasformandole in una complessa trama di emozioni e ricordi.

"Straccio... Due..." è stato un processo quasi meditativo, un modo per entrare in contatto con le energie più viscerali. È un'opera che celebra la bellezza che può emergere anche dalla non-perfezione, dalla texture grezza e dalle pieghe che la vita ci imprime. Spero che, osservando questo quadro, possiate sentire la forza e la passione che vi ho infuso, e riflettere su come le vostre stesse esperienze abbiano modellato il vostro "cuore" e la vostra "materia" interiore.


 

~Mia.

domenica 14 gennaio 2024

Straccio …Uno…



Un'Esplorazione Materica dell'Anima

Nel mio percorso artistico, c'è una costante ricerca di ciò che è autentico, grezzo, spesso celato dietro la superficie. Il quadro che presento oggi, intitolato "Straccio... Uno...", fa parte di una serie che indaga proprio questa dimensione, un viaggio nelle pieghe e nelle tessiture di ciò che siamo e di ciò che ci circonda. Non è solo un dipinto, ma un'esperienza sensoriale, un'immersione in un universo di contrasti e di rivelazioni.

L'Ispirazione: Dal Materiale all'Emozionale

L'idea alla base di "Straccio... Uno..." nasce dalla fascinazione per gli oggetti "scartati", per i materiali che portano i segni del tempo, dell'uso, della vita vissuta. Uno straccio, di per sé, è un pezzo di tessuto che ha esaurito la sua funzione primaria, eppure, proprio in questo suo stato di "fine", acquisisce una nuova dignità, una bellezza inaspettata. Diventa una metafora potente della resilienza, della capacità di trasformazione, ma anche delle ferite che inevitabilmente accumuliamo. Ho voluto cogliere l'essenza di questo oggetto umile per esplorarla in una dimensione astratta, liberandola dalla sua forma riconoscibile e invitando l'osservatore a percepire l'emozione pura.

Il Processo Creativo: Dialogo tra Materia e Gestualità

La realizzazione di "Straccio... Uno..." è stata un dialogo intenso tra la materia e la gestualità. Ho lavorato principalmente con l'acrilico, sfruttando la sua rapidità di asciugatura per costruire strati e creare textures che richiamassero la densità e le pieghe di un tessuto logoro. I colori dominanti – i grigi profondi, i neri intensi – evocano un senso di gravità e introspezione, quasi a voler rappresentare le ombre e i pesi che ciascuno porta con sé. Ma è nell'introduzione dei bianchi luminosi e dei tocchi vibrant di viola e rosa che il quadro si apre a una nuova dimensione. Questi squarci di colore non sono casuali. La pennellata è decisa, a tratti quasi violenta, per imprimere sulla tela l'energia del momento creativo, il flusso ininterrotto di pensieri ed emozioni che si riversano sulla tela. Ogni strato, ogni colpo di spatola o pennello, è una testimonianza di questo processo intimo, quasi un diario visivo. I bianchi, con la loro purezza, si scontrano con le oscurità, creando una tensione dinamica che riflette la complessità dell'esistenza. E poi ci sono i viola e i rosa, sparsi come lampi di inattesa bellezza o ferite rimarginate, che aggiungono un tocco di vulnerabilità e al tempo stesso di resilienza. Sono i colori dell'anima, delle sensazioni più sottili e delle rivelazioni inaspettate.

Simbolismo e Interpretazione: Oltre la Materia

"Straccio... Uno..." trascende la semplice rappresentazione di un oggetto. L'opera è un invito a guardare oltre la superficie, a trovare la bellezza e il significato anche in ciò che appare logoro o privo di valore. Lo "straccio" diventa un simbolo universale della condizione umana: siamo tutti, in qualche modo, intessuti di esperienze, di lacerazioni e di rinascite. Le zone più scure possono rappresentare i momenti di difficoltà, le incertezze, le ombre che ognuno di noi deve affrontare. Ma è attraverso queste oscurità che emergono i frammenti luminosi, i "riflessi" di speranza, di trasformazione e di rinnovamento.

L'astrazione mi permette di lasciare ampio spazio all'interpretazione personale. Non c'è una narrativa fissa, ma un flusso di sensazioni. L'osservatore è invitato a immergersi nel dipinto, a lasciarsi guidare dalle texture e dai colori, a trovare il proprio "straccio", la propria storia riflessa nelle pieghe della tela. È un'opera che parla di vulnerabilità ma anche di forza, della capacità di resistere e di rivelare una bellezza inaspettata proprio laddove si pensava non ci fosse più nulla da scoprire.

La Serie "Straccio": Un Percorso Continuo

"Straccio... Uno..." è il punto di partenza di una serie che intende esplorare ulteriormente questi concetti. Ogni opera della serie sarà un nuovo capitolo di questo viaggio, un'analisi approfondita della materia e dell'anima, delle relazioni tra luce e ombra, tra distruzione e creazione. L'obiettivo è stimolare la riflessione, invitare a guardare il mondo – e se stessi – con occhi nuovi, scoprendo la ricchezza che si nasconde nelle imperfezioni e nelle trasformazioni. Attraverso questa serie, desidero condividere non solo la mia visione artistica, ma anche un frammento della mia stessa esperienza e della mia sensibilità, invitando chiunque a connettersi con l'opera a un livello più profondo.

Spero che "Straccio... Uno..." possa toccare le corde della vostra sensibilità e ispirarvi a cercare la bellezza e la resilienza anche nelle pieghe più inattese della vita.


~Mia.

lunedì 8 gennaio 2024

Riverbero

Lo strascico
d’ un profilo che s’ illumina
di bronzato
e nutri un’ energia
di cui forse mai nessuno si sia accorto.
Forse gemelli
o forse fatalità,
quell’ energia la vedo
e sarebbe bello.



L'Eco Segreta di un'Anima Luminosa

La poesia, nella sua essenza più pura, è un tentativo di dare voce all'ineffabile, di catturare le sfumature più sottili dell'esistenza e di renderle visibili al lettore. La mia poesia "Riverbero" nasce proprio da questa profonda esigenza: quella di illuminare una percezione, un'intuizione, un'energia che spesso rimane celata, eppure palpabile per chi sa guardare oltre il visibile.

I versi iniziali – "Lo strascico / d’ un profilo che s’ illumina / di bronzato" – ci introducono immediatamente in un'atmosfera quasi eterea, dove il visibile si fonde con l'invisibile. Lo "strascico" evoca un passaggio, un'eco lasciata da qualcosa o qualcuno, un'impronta fugace ma significativa. Non è un'immagine statica, ma dinamica: un profilo che non è solo presente, ma che si manifesta attraverso la luce, tingendosi di "bronzato". Questa sfumatura non è solo un colore, ma un'aura, un calore, una dignità che avvolge la figura, rendendola quasi mitica o preziosa. È l'illuminazione di una caratteristica, un dettaglio che emerge e cattura l'attenzione, suggerendo una profondità che va oltre l'apparenza fisica.

Il cuore della poesia pulsa nei versi successivi: "e nutri un’ energia / di cui forse mai nessuno si sia accorto." Qui la mia attenzione si sposta dall'esteriorità del "profilo" all'interiorità, a quella forza vitale, a quella scintilla che dimora in ogni individuo, spesso inosservata dal mondo esterno. È un'energia sottile, forse silenziosa, ma profondamente radicata. Questo "nutrire" suggerisce un processo intimo, una crescita interiore, un accumulo di potenza che non viene ostentata, ma conservata gelosamente. La consapevolezza che "nessuno si sia accorto" di questa energia aggiunge un senso di solitudine, ma anche di mistero, quasi a proteggere la sua purezza da sguardi distratti. È un'energia che esiste a prescindere dal riconoscimento altrui, rendendola ancora più preziosa e autentica.

I versi successivi introducono un elemento di profonda riflessione sulla connessione umana e sul destino: "Forse gemelli / o forse fatalità, / quell’ energia la vedo". La domanda "Forse gemelli / o forse fatalità" non cerca una risposta razionale, ma esplora il mistero delle affinità elettive, delle connessioni inspiegabili che talvolta si creano tra le persone. È un'interrogazione sull'origine di un legame: è una somiglianza innata (gemelli), un'anima affine, o è il corso ineluttabile degli eventi (fatalità) che porta a riconoscere ciò che gli altri non vedono?

E poi la rivelazione centrale: "quell’ energia la vedo". Questo è il fulcro della poesia, l'affermazione di una percezione acuta e sensibile. Il "vedo" non è solo un atto fisico, ma un atto di comprensione profonda, di sintonia, di riconoscimento di un'essenza. È la capacità di cogliere l'invisibile, di percepire la vera luce di un'altra persona al di là delle apparenze. È un'esperienza che va oltre la superficie, un'immersione nell'anima dell'altro.

La poesia si chiude con una nota di desiderio e di bellezza intrinseca: "e sarebbe bello." Questa conclusione, apparentemente semplice, racchiude un mondo di significato. Non è un'affermazione di certezza, ma un'espressione di speranza, di aspirazione. Il "sarebbe bello" suggerisce che la visione di questa energia nascosta è un'esperienza rara, preziosa, forse non sempre corrisposta o riconosciuta universalmente. Ma il solo fatto di poterla vedere, di poter percepire questa autenticità e questa forza interiore in un altro, è di per sé un'esperienza di grande valore e bellezza. È il desiderio che questa percezione sia condivisa, che il riconoscimento di quell'energia porti a una connessione profonda, rendendo il mondo un luogo più ricco di comprensione e di autenticità.

"Riverbero" è, in fondo, un inno alla capacità di guardare con il cuore, di riconoscere la luce interiore negli altri e di celebrare quelle connessioni che, sia per affinità che per destino, ci permettono di scoprire le energie più segrete e meravigliose che pulsano intorno a noi.



~Mia.

giovedì 4 gennaio 2024

Risposta Prematura





~Mia.


La destrutturazione del pensiero di fronte a una risposta artistica prematura può manifestarsi attraverso una serie di reazioni. Inizialmente, l'osservatore potrebbe trovarsi di fronte a un'opera d'arte senza avere il tempo di elaborare una risposta complessa. Questo può generare una sorta di "vuoto mentale", in cui il cervello cerca freneticamente di dare un significato o una interpretazione all'opera, ma incontra difficoltà a farlo in modo approfondito.

La prematurità della risposta artistica potrebbe anche impedire la piena fruizione dell'opera, poiché l'individuo potrebbe sentirsi costretto a formulare giudizi superficiali o affrettati senza approfondire la comprensione. La mancanza di tempo per riflettere e contemplare può portare a una debolezza nella connessione emotiva o intellettuale con l'opera stessa.

Inoltre, la destrutturazione del pensiero potrebbe manifestarsi attraverso una frammentazione delle idee. L'osservatore potrebbe essere sovraccarico da una moltitudine di stimoli artistici senza la possibilità di organizzare e collegare in modo significativo tali elementi. Ciò potrebbe generare un senso di confusione e frustrazione, poiché l'individuo si trova in una situazione in cui il suo pensiero non può evolvere organicamente.

La risposta prematura potrebbe anche limitare la profondità dell'analisi critica, poiché l'osservatore potrebbe accontentarsi di interpretazioni superficiali o stereotipate. Questo fenomeno può portare a una percezione superficiale dell'arte, privando l'individuo dell'opportunità di scoprire strati più profondi di significato e di apprezzare appieno la complessità dell'opera.

venerdì 22 dicembre 2023

Frastaglio




Il cielo diurno si dipinge con pennellate di azzurro intenso, frastagliato da nuvole bianche come dipinti astratti sospesi nell'etere. La luce del sole filtrata attraverso le nuvole tessono ombre mutevoli sulla terra sottostante, creando un quadro celeste in costante evoluzione.

L'Ispirazione: Il Cielo tra Consapevolezza e Sogno

Il cielo diurno si dipinge con pennellate di azzurro intenso, frastagliato da nuvole bianche come dipinti astratti sospesi nell'etere. La luce del sole filtrata attraverso le nuvole tessono ombre mutevoli sulla terra sottostante, creando un quadro celeste in costante evoluzione. Questa descrizione iniziale del tuo post è la chiave per comprendere l'opera. "Frastaglio" nasce dall'osservazione di quei momenti in cui il cielo non è solo uno sfondo, ma un'opera d'arte in sé, mutevole e dinamica. Ho voluto tradurre sulla tela la sensazione di quel "frastaglio", non solo come interruzione visiva delle nuvole, ma come l'intersecarsi di pensieri, emozioni e percezioni che fluttuano nella nostra mente, proprio come le nuvole. È un azzurro che non si limita a essere un colore, ma diventa uno spazio, una profondità in cui perdersi e ritrovarsi.

Il Processo Creativo: Texture, Vibrazioni e Profondità

La scelta dell'acrilico, con la sua versatilità, mi ha permesso di esplorare le infinite gradazioni dell'azzurro. Ho lavorato con stratificazioni successive, applicando il colore con spatole e pennelli per creare texture che richiamassero la densità e la leggerezza delle nuvole, ma anche il movimento delle correnti d'aria. L'intento era quello di dare vita a una superficie che, pur essendo astratta, potesse evocare la sensazione tattile e visiva di un cielo in continua trasformazione. Le "pennellate di azzurro intenso" sono state create con l'obiettivo di generare una vibrazione, un'energia che irradia dalla tela, invitando l'occhio a esplorare ogni anfratto, ogni sfumatura.

Il concetto di "frastaglio" si manifesta anche nelle variazioni tonali e nelle interruzioni visive all'interno dell'azzurro stesso. Non è un blu piatto, ma un'esplosione di tonalità che vanno dal ciano più brillante a sfumature più profonde, quasi violacee in alcuni punti, suggerendo la presenza di strati atmosferici, di velature o di squarci di luce. Questo dinamismo cromatico è essenziale per trasmettere l'idea di un cielo vivo, che respira e muta momento dopo momento.

Oltre la Rappresentazione: Il Cielo Interiore

"Frastaglio" va oltre la semplice riproduzione del cielo esterno; è una metafora del nostro cielo interiore. Le "nuvole bianche come dipinti astratti" possono rappresentare i nostri pensieri, le idee, i sogni che fluttuano nella mente, a volte chiari e definiti, altre volte indistinti e mutevoli. La "luce del sole filtrata" simboleggia la consapevolezza, l'intuizione che illumina i nostri percorsi, creando "ombre mutevoli" – le incertezze, le sfide – che danzano sulla "terra sottostante", la nostra realtà concreta.

L'opera è un invito alla contemplazione, a fermarsi per un istante e a connettersi con la vastità che ci circonda, sia essa quella del cielo sopra di noi o quella del nostro universo interiore. È un promemoria della bellezza intrinseca del cambiamento, dell'eleganza con cui la natura si evolve, e di come anche i "frastagli" della vita possano comporre un quadro di straordinaria armonia. "Frastaglio" è, in definitiva, una celebrazione della bellezza transitoria, dell'immensità che ci abita e che ci circonda, un invito a trovare la poesia nel respiro continuo dell'esistenza.


~Mia.

domenica 17 dicembre 2023

Monstera

 




~Mia.


La Monstera, maestosa presenza nel regno vegetale, si staglia con eleganza nell'ambito delle piante più affascinanti. Le sue foglie, una sinfonia di verde, si dispiegano come opere d'arte in un museo naturale. La natura stessa sembra essere un abile artista che ha plasmato ogni dettaglio con cura. Osservandola, nella sua forma straordinaria, si intrecciano linee e curve con un'armonia geometrica, trasmettendo una sensazione di perfezione artistica che sfida la casualità dell'evoluzione. Il suo caratteristico aspetto perforato, come se fosse attraversato da pennellate di luce dona alla un'atmosfera eterea. Ogni buco nelle foglie sembra un varco verso un mondo segreto, un invito a esplorare l'ignoto. Nel susseguirsi delle stagioni, si trasforma in una tela in continua evoluzione, dipingendo un paesaggio mutevole nel giardino della vita. Questa capacità camaleontica rende ogni osservazione un'esperienza nuova, come contemplare un dipinto che si trasforma con la luce del giorno. La presenza imponente, sembra suggerire una narrativa di crescita e rigenerazione. Ogni nuova foglia che si sviluppa è un capitolo nella storia della sua esistenza, una pagina scritta con il linguaggio universale della vita. La sua forma robusta e al tempo stesso delicata riflette la dualità di forza e vulnerabilità che caratterizza la natura stessa.

In conclusione, la Monstera si erge come una scultura vivente nel giardino dell'arte naturale. Con la sua bellezza unica e la sua storia scritta nei dettagli delle foglie, questa pianta offre un'esperienza estetica che va al di là della mera osservazione botanica. È un'opera d'arte in sé, una poesia visiva che celebra la ricchezza della diversità nel vasto panorama della natura.

giovedì 14 dicembre 2023

Sent




Pensieri Destinati ad Altre Realtà

Nel vasto universo delle emozioni e dei pensieri umani, esistono interi mondi che rimangono inesplorati, parole mai pronunciate, messaggi che non raggiungono mai il loro destinatario. Il mio schizzo, o forse sarebbe più appropriato dire la mia visione dipinta, intitolata "Sent", nasce proprio da questa profonda riflessione: l'infinito flusso di pensieri destinati ad altre realtà, a persone lontane, a momenti passati o futuri, che poi, alla fine, decidiamo di tenere per noi. È un'opera che cerca di dare forma visibile a ciò che è intangibile, all'energia di un'intenzione che resta sospesa.

L'Ispirazione: Il Volo dei Pensieri Non Detto

L'idea alla base di "Sent" è scaturita dalla consapevolezza di quante volte tratteniamo una parola, un'emozione, un desiderio di comunicazione. C'è un'innata pulsione a connettersi, a esprimere, ma spesso ragioni profonde – la paura del giudizio, la distanza, la convinzione che il messaggio non verrebbe compreso o che non cambierebbe nulla – ci portano a interiorizzare quei flussi. Questi pensieri non spariscono, non si dissolvono nel nulla; essi assumono una propria esistenza, una sorta di "volo" interiore, dirigendosi verso quelle "altre realtà" che sono le nostre proiezioni, i nostri ricordi o i nostri desideri inespressi. "Sent" è il tentativo di visualizzare questa energia, questa tensione tra l'impulso a comunicare e la decisione di trattenere.

Il Linguaggio dei Colori: Un Ponte tra l'Anima e l'Etere

Il quadro è dominato da una palette di rosa intensi, viola profondi e bianchi luminosi, colori che evocano immediatamente un senso di spiritualità, di sogno, ma anche di intimità e vulnerabilità. I rosa vibranti creano un'atmosfera quasi onirica, un cielo carico di emozioni e sentimenti, quasi a voler rappresentare la natura stessa dei pensieri che fluttuano. I viola, con la loro profondità, suggeriscono il mistero e la complessità di queste realtà interiori, mentre i bianchi accendono squarci di luce, quasi a indicare la chiarezza dell'intenzione, pur se inespressa.

Al centro di questa esplosione cromatica, la figura alata emerge con delicatezza, quasi come un messaggero etereo o un angelo silente. La sua forma è definita ma non rigida, suggerendo fluidità e movimento. È l'incarnazione di quei pensieri, di quelle parole non dette, che prendono il volo non verso un destinatario esterno, ma verso un orizzonte interiore, un luogo dove possono esistere liberamente, senza la necessità di essere decifrati o giudicati. La sua postura, quasi in procinto di spiccare il volo o di planare dolcemente, evoca la sospensione, quel momento preciso in cui il messaggio è "inviato" (sent, appunto) ma non ancora ricevuto, o meglio, è stato destinato a un'altra dimensione.

Un Riflesso della Nostra Umanità Silenziosa

Con "Sent", invito l'osservatore a riflettere sulla propria esperienza di comunicazione inespressa. Quante volte abbiamo avuto qualcosa di fondamentale da dire, una verità da condividere, un affetto da manifestare, ma abbiamo scelto il silenzio? Questa opera vuole dare dignità a quei pensieri, a quelle intenzioni "sentite" ma non pronunciate, riconoscendone l'esistenza e la potenza anche nella loro forma più intima e privata.

Nonostante l'apparente solitudine di un messaggio non inviato, c'è una profonda bellezza in questa scelta. A volte, trattenere un pensiero è un atto di protezione, di saggezza, o semplicemente il riconoscimento che alcune cose sono destinate a rimanere tra noi e il nostro mondo interiore. "Sent" è un omaggio a questa complessità dell'animo umano, alla sua capacità di generare mondi di significato anche nel silenzio più profondo. È un'opera che parla della natura effimera ma potente delle nostre intenzioni, e del modo in cui esse continuano a vivere e a risuonare, anche quando non raggiungono le orecchie altrui, trovando la loro realtà nel nostro stesso essere.


~Mia.

giovedì 7 dicembre 2023

Toni caldi




L'Energia Vibrante di un Paesaggio Emozionale

L'arte astratta ha il potere unico di comunicare direttamente con le emozioni, bypassando la necessità di una rappresentazione figurativa esplicita. La mia opera, intitolata semplicemente "Toni Caldi", nasce proprio da questa ricerca: quella di tradurre su tela una sensazione, un'atmosfera, un'energia che risuona con il calore, la passione e la vitalità. Non è una veduta riconoscibile, ma un'immersione in un'esperienza cromatica e tattile che mira a stimolare i sensi e l'immaginazione dell'osservatore.

Il Calore Che Abita il Cuore

Il titolo "Toni Caldi" è la chiave di lettura di quest'opera. Non si riferisce solo ai colori predominanti – gli arancioni vibranti, i gialli solari, i rossi terrosi – ma anche al calore intrinseco delle emozioni umane. Penso all'entusiasmo, alla gioia, alla passione, ma anche alla forza e alla resilienza che ci animano. Quest'opera è stata concepita in un momento in cui sentivo il bisogno di esprimere una carica positiva, una luce che potesse irradiare dalla tela e avvolgere chi la osserva. Immagino i caldi colori del tramonto o dell'alba, la luce che filtra attraverso le rocce o le nuvole, ma anche il calore del sole che nutre la terra, simbolo di vita e di energia inesauribile.

La parte superiore del dipinto, con le sue sfumature di arancione e giallo, rappresenta un orizzonte energetico, una fonte luminosa da cui tutto sembra emanare. Ho lavorato con pennellate ampie e strati sovrapposti per creare una transizione fluida tra i colori, suggerendo l'idea di un'espansione, di un'onda di calore che si propaga. Questa sezione è pensata per essere avvolgente, quasi a voler accogliere lo sguardo e trascinarlo in un'atmosfera di profonda intensità.

La parte inferiore del quadro è invece caratterizzata da un "frastaglio" di texture e volumi. Qui, i colori più scuri e le zone più chiare si alternano, creando un senso di profondità e di movimento. Questa sezione può essere interpretata in molti modi: potrebbe essere una cascata di lava incandescente che si solidifica, un paesaggio roccioso eroso dal tempo ma ancora intriso del calore del giorno, o persino le radici di un albero che si estendono nella terra, attingendo energia. Le pennellate sono qui più materiche, quasi scultoree, a voler evocare la concretezza della terra che accoglie e amplifica il calore che le scende addosso. Questa dualità tra la fluidità superiore e la densità inferiore crea una dinamica visiva che mantiene l'attenzione, invitando l'occhio a esplorare i dettagli e a scoprire le infinite sfumature nascoste.

"Toni Caldi": Un Inno alla Vitalità e alla Resilienza

"Toni Caldi" è, in ultima analisi, un'ode alla vitalità e alla capacità di risplendere anche nelle condizioni più complesse. L'opera suggerisce che anche quando il paesaggio sembra accidentato o le forme si fanno meno definite, l'energia e il calore persistono, trovando nuove vie per esprimersi. È un promemoria visivo che la forza e la passione possono emergere in molteplici forme, illuminando il cammino e nutrendo lo spirito. Spero che quest'opera possa infondere in chi la osserva un senso di energia positiva, un ricordo del calore che ci circonda e che risiede in noi, una fonte inesauribile di ispirazione e forza.


~Mia.

domenica 3 dicembre 2023

Muro …Quattro…




Oltre la Barriera Visibile

Nel mio ciclo pittorico dedicato al tema del "Muro", ogni opera rappresenta una nuova indagine sulle molteplici sfaccettature di questo simbolo. Non si tratta solo di una costruzione fisica, ma di un confine, una separazione, una barriera che può essere sia esterna che interna, visibile o invisibile. "Muro... Quattro...", in particolare, è una delle espressioni più vibranti e dinamiche di questa serie, un tentativo di visualizzare l'energia, la forza e la vita che pulsano incessantemente, anche in presenza di ostacoli.

Il Flusso Inarrestabile

L'ispirazione per "Muro... Quattro..." nasce dalla riflessione sulla natura dei "muri" che incontriamo nella vita: possono essere sfide personali, barriere sociali, pregiudizi, o persino le nostre stesse paure e limitazioni. Spesso, un muro è percepito come un punto di arresto, ma io lo vedo come una superficie su cui l'energia può scontrarsi, defluire, o persino creare nuove direzioni. Quest'opera vuole catturare proprio l'idea di un flusso inarrestabile, di una vitalità che si manifesta con prepotenza, noncurante dell'esistenza della barriera. È la rappresentazione visiva di quella resilienza intrinseca che ci spinge a trovare un varco, a superare l'ostacolo, o semplicemente a far fluire la nostra essenza nonostante tutto.

Colori che Rompono il Silenzio

A differenza di alcune delle opere precedenti della serie "Muro", che forse potevano esplorare le tonalità più cupe o la materialità grezza della barriera, in "Muro... Quattro..." ho scelto di abbracciare una palette cromatica esplosiva. Rossi ardenti, gialli luminosi, blu profondi e verdi vibranti si intrecciano in un'orgia di colori che sembrano danzare sulla tela. Le pennellate sono decise, quasi gestuali, seguendo traiettorie curve e parallele che suggeriscono un movimento costante, una forza direzionale. Ogni striscia di colore non è statica, ma carica di un'energia propria, quasi una corrente che si muove in un fiume di luce e materia.

Questo uso audace del colore serve a contrastare l'idea stessa di "muro" come ostacolo insormontabile. La vivacità delle tinte simboleggia la vita, la speranza, la determinazione. Il modo in cui i colori si sovrappongono e si lasciano intravedere l'uno attraverso l'altro crea un effetto di profondità e trasparenza, quasi a suggerire che il "muro" non è compatto e impenetrabile come appare, ma è attraversato da fessure, da spiragli attraverso cui l'energia può fluire. Le pennellate, pur essendo separate, si influenzano a vicenda, creando armonie e contrasti che richiamano la complessità delle interazioni che avvengono anche in presenza di barriere.

Un Inno alla Libera Espressione

Quest'opera è, in definitiva, un inno alla libera espressione e alla capacità umana di superare le avversità. Non si tratta di abbattere fisicamente il muro, ma di riconoscerne la presenza e, al tempo stesso, di affermare l'inesauribile energia che lo attraversa o che cerca vie alternative per manifestarsi. "Muro... Quattro..." ci invita a riflettere sui nostri "muri" personali e collettivi, e a trovare il coraggio di lasciar fluire la nostra autenticità, la nostra creatività, la nostra passione, anche quando il mondo sembra porci dei limiti. È un promemoria visivo che la vita è un flusso continuo, e che anche le barriere possono diventare parte di un paesaggio più grande, trasformandosi in superfici su cui dipingere nuove direzioni e nuove possibilità. L'opera suggerisce che la vera libertà non è l'assenza di confini, ma la capacità di esprimere la propria essenza nonostante essi.



~Mia.

mercoledì 29 novembre 2023

Filtro …Quattro…


 


La Complessità del Passaggio e della Selezione

C'è una costante ricerca nel dare forma a concetti astratti, a quelle dinamiche invisibili che regolano la nostra percezione della realtà. La serie "Filtro" nasce proprio da questa indagine: come percepiamo, come elaboriamo e come lasciamo passare ciò che ci circonda. "Filtro... Quattro..." è una delle espressioni più intense di questa serie, un'opera che esplora la natura della selezione, del velamento e della trasparenza, non solo a livello visivo, ma anche emozionale e concettuale.

L'idea alla base di "Filtro... Quattro..." proviene dalla riflessione sul ruolo dei "filtri" nella nostra vita. Pensiamo ai filtri fisici che purificano, che separano il puro dall'impuro; ma anche ai filtri mentali ed emotivi che applichiamo costantemente: le nostre esperienze passate, le nostre convinzioni, le nostre aspettative. Essi influenzano ciò che percepiamo, ciò che tratteniamo e ciò che lasciamo andare. Quest'opera è un tentativo di visualizzare questo processo complesso: come la realtà si presenta a noi attraverso strati di interpretazione, come alcune informazioni ci raggiungono in modo chiaro, mentre altre rimangono velate o vengono completamente bloccate. È una meditazione su ciò che permettiamo di entrare nella nostra consapevolezza e su ciò che, consapevolmente o inconsapevolmente, escludiamo.

La scelta di una palette quasi monocromatica, dominata dalle sfumature di grigio, bianco e nero, non è casuale. Il bianco e nero, o il grigio nelle sue infinite tonalità, eliminano la distrazione del colore, costringendo l'occhio a concentrarsi sulla texture, sulla luce e sull'ombra, elementi essenziali per evocare l'idea di un filtro. L'assenza di colore diretto permette all'osservatore di proiettare le proprie emozioni e interpretazioni sull'opera, rendendola una tela su cui il subconscio può disegnare i propri significati.

La composizione è caratterizzata da bande orizzontali sovrapposte, ognuna con una texture e una densità diverse. Alcune bande sono più chiare e quasi trasparenti, suggerendo un passaggio agevole, una chiarezza nella percezione. Altre sono più scure, più dense, quasi materiche, evocando l'idea di una barriera più spessa, di un blocco o di una distorsione. Queste variazioni creano un ritmo visivo, una sorta di "respiro" che invita l'occhio a muoversi lungo la tela, esplorando i diversi livelli di permeabilità. Le piccole "bolle" o rilievi sulla superficie aggiungono un ulteriore strato di complessità, quasi come impurità che vengono trattenute, o come informazioni che cercano di farsi strada attraverso il filtro. Il processo stesso di pittura ha mirato a replicare l'idea di stratificazione e di sedimentazione, proprio come i pensieri e le esperienze si accumulano e si "filtrano" dentro di noi.

"Filtro... Quattro..." è un'opera che invita alla riflessione sulla natura della verità e della percezione. Ogni strato rappresenta una dimensione diversa della realtà, o una diversa modalità di elaborazione. Ci spinge a chiederci: cosa stiamo lasciando passare? Cosa stiamo bloccando? Quanto di ciò che vediamo è la realtà oggettiva e quanto è filtrato dalle nostre stesse lenti interiori? L'opera suggerisce che la nostra comprensione del mondo non è mai diretta, ma sempre mediata, interpretata attraverso una serie di "filtri" invisibili ma potenti.

È un promemoria visivo che la trasparenza e l'opacità coesistono, e che la bellezza può essere trovata anche nelle sfumature del grigio, nelle intersezioni tra luce e ombra. "Filtro... Quattro..." è una celebrazione della complessità del nostro sistema percettivo e un invito a esplorare le proprie lenti, a comprendere come esse influenzano la nostra visione del mondo e le nostre interazioni con esso. Un'opera che, pur nella sua apparente semplicità cromatica, si rivela profondamente concettuale e stimolante.


~Mia.

Random 3

Siamo Davvero Liberi di Scegliere o è Già Tutto Scritto nel Nostro Cervello? Ciao a tutti, appassionati della mente e curiosi dell'unive...