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domenica 1 giugno 2025

Iris

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L'Imperfetto e la Bellezza che Libera

Ritorniamo al cuore della nostra riflessione sull'arte: la capacità di purificarci dai "giudizi grotteschi". Abbiamo parlato di come l'arte possa essere un momento catartico, un'opportunità per liberarci da preconcetti e aspettative. Ma cosa succede quando l'opera stessa, a un primo sguardo, ci appare… grottesca? O forse, semplicemente, diversa da ciò che ci aspettiamo, imperfetta, non immediatamente "bella" secondo i canoni a cui siamo abituati?

Guardate l'immagine che ho scelto per accompagnare questo post. Potrebbe essere un fiore, un'iride, rappresentato con colori vibranti, quasi sgargianti, e un tratto che si allontana dalla rappresentazione fedele. Alcuni potrebbero definirlo "strano", "non realistico", o forse persino "grottesco" nella sua stilizzazione audace. E in questo sta la sua forza.

Il Grottesco non è Solo "Brutto"

Quando pensiamo al "grottesco", spesso ci viene in mente qualcosa di deforme, di orribile o ridicolo. Ma nel contesto artistico, il grottesco ha una storia ben più ricca e affascinante. Nasce dalle decorazioni scoperte nelle "grotte" (domus romane sotterranee) con figure ibride, fantastiche, che mescolano umano, animale e vegetale in modi inaspettati. Il grottesco, quindi, non è necessariamente "brutto"; è piuttosto ciò che sconvolge l'armonia tradizionale, che mescola elementi dissonanti, che ci spinge a guardare oltre la superficie.

E quante volte, nella vita di tutti i giorni, ci ritroviamo a emettere giudizi "grotteschi" – nel senso di sbrigativi, superficiali, distorti – su ciò che non rientra nei nostri schemi? Un'opera d'arte, come il nostro fiore colorato, che sfida le nostre aspettative, diventa uno specchio potentissimo. Ci chiede: "Sei disposto a guardare oltre la prima impressione? Sei capace di trovare la bellezza nell'imperfetto, nel non convenzionale?"

Il Fiore Imperfetto: Una Catarsi di Percezione

Questo quadro, con la sua resa vibrante e quasi onirica, ci invita a farlo. Forse le proporzioni non sono perfette, i contorni sono sfumati e i colori esplodono in modo inatteso. Ma è proprio qui che si annida la sua bellezza più profonda. È nella libertà del tratto, nell'energia dei colori, nella suggestione che evoca, piuttosto che nella sua somiglianza con la realtà.

Quando ci approcciamo a un'opera come questa con la mente libera dai "giudizi grotteschi" che vorrebbero un fiore esattamente così o perfettamente cosà, permettiamo a un'esperienza catartica di manifestarsi. Non è la catarsi del dramma, ma la catarsi della percezione. Ci purifichiamo dall'idea che l'arte debba essere sempre "come la si immagina", o "come è sempre stata". Ci liberiamo dal bisogno di etichettare, di incasellare.

Ciò che emerge è una bellezza autentica, non filtrata. Una bellezza che risiede nella capacità dell'artista di esprimersi in modo unico, e nella nostra capacità di accogliere quella unicità.

Coltivare l'Occhio e lo Spirito

Quindi, la prossima volta che vi trovate di fronte a un'opera che vi perplime, che vi sembra "strana" o addirittura "grottesca", provate a fare un respiro profondo. Sospendete il giudizio. Chiedetevi:

  • Cosa sta cercando di comunicarmi l'artista?
  • Quali emozioni o sensazioni mi provoca, anche se non le capisco subito?
  • Sono disposto a lasciarmi sorprendere, anche se l'opera non è come me l'aspettavo?

È in questi momenti di apertura che l'arte compie la sua magia più grande. Ci insegna non solo ad apprezzare la vastità e la varietà dell'espressione umana, ma anche a purificare la nostra stessa visione del mondo, liberandoci dai "giudizi grotteschi" che limitano la nostra esperienza della bellezza. Perché la bellezza, in fondo, si trova anche – e a volte soprattutto – nell'imperfetto, nel sorprendente, in ciò che osa essere un po' fuori dagli schemi.


~Mia.

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