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sabato 15 giugno 2024

Montagne

Un cantastorie
preso dalle proprie acrobazie
sbattendo le ali in cima al mondo.



Le Vette dell'Anima

Le montagne hanno da sempre esercitato un fascino quasi magnetico sull'animo umano. Non sono semplici formazioni geologiche, ma colossi silenziosi che incarnano sfida, mistero, e una bellezza spesso inaccessibile. La mia poesia "Montagne" tenta di catturare questa essenza attraverso l'immagine di un "cantastorie / preso dalle proprie acrobazie / sbattendo le ali in cima al mondo." Questa figura enigmatica, sospesa tra il cielo e la terra, simboleggia l'artista stesso, o forse l'essere umano in cerca di ispirazione, che trova sulle vette più alte il palcoscenico ideale per esprimere la propria essenza e le proprie "storie".

Nel corso della storia dell'arte, le montagne sono state rappresentate in modi molto diversi, riflettendo le sensibilità e le visioni del mondo di ogni epoca. Nell'antichità, spesso incutevano timore e rispetto, considerate dimore di divinità o luoghi inospitali, selvaggi e inaccessibili. Non a caso, le prime raffigurazioni non le idealizzavano, ma le mostravano come barriere naturali, maestose ma minacciose. La loro imponenza rifletteva l'idea di una natura indomita, al di là del controllo umano.

Con l'avvento del Romanticismo, la percezione delle montagne cambiò radicalmente. Esse divennero il simbolo del Sublime, un concetto estetico che evocava un senso di grandezza, stupore e persino terrore reverenziale di fronte alla potenza della natura. Artisti come Caspar David Friedrich ne sono un esempio lampante. Il suo celebre dipinto "Il Viandante sul Mare di Nebbia" non è solo un paesaggio, ma un'esplorazione filosofica. Il viandante, solitario e contemplativo di fronte a un'immensa distesa montuosa e nebbiosa, incarna la ricerca spirituale e la sensazione di piccolezza dell'uomo di fronte all'infinito. È lì che il "cantastorie" della mia poesia trova la sua risonanza più forte: l'individuo che si spinge ai limiti della propria esperienza, "in cima al mondo", non solo per conquistare, ma per assorbire e poi narrare la grandezza che lo circonda. Le "acrobazie" non sono solo fisiche, ma anche intellettuali e spirituali.

Nel XIX e XX secolo, con l'avanzare dell'alpinismo e l'accresciuto interesse per le terre selvagge, le montagne divennero anche icone di sfida, avventura e conquista. Pittori come Giovanni Segantini, con le sue Alpi innevate e la luce intensa, catturavano non solo la bellezza mozzafiato, ma anche la dura realtà della vita alpina e la resilienza dell'essere umano in ambienti estremi. Le montagne non erano più solo sfondo, ma protagoniste attive, custodi di storie di fatica e trionfo. L'atto di "sbattere le ali" del mio cantastorie può essere letto come l'espressione di questa lotta e liberazione, il culmine di un'impresa ardita.

Nel contesto contemporaneo, le montagne nell'arte continuano a essere un terreno fertile per l'espressione. Alcuni artisti le usano per riflettere sui cambiamenti climatici, dipingendo ghiacciai che si sciolgono o paesaggi alterati dall'intervento umano, trasformando il sublime in un monito. Altri le esplorano come luoghi di isolamento e introspezione, spazi dove il rumore del mondo si attenua e l'individuo può connettersi con il proprio io più profondo. Si pensi alle installazioni site-specific che utilizzano la morfologia delle vette come parte integrante dell'opera, o alle fotografie che ne catturano la desolazione maestosa.

Il "cantastorie" della mia poesia, con le sue "acrobazie" e le ali che battono "in cima al mondo", rappresenta l'artista che, come l'alpinista, si spinge oltre i limiti convenzionali per creare e condividere la propria visione. Le montagne sono il loro studio a cielo aperto, un luogo di ispirazione dove le storie prendono forma, nate dalla grandezza del paesaggio e dall'eco del silenzio. Esse ci ricordano che l'arte, come la natura, è un'incessante fonte di meraviglia e un invito a esplorare i confini della nostra percezione. È proprio sulle vette più alte, siano esse fisiche o metaforiche, che l'anima trova la sua voce più autentica e il suo canto più libero.


~Mia.

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