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lunedì 26 febbraio 2024

Pensieri d’ un viaggio (r1)

La valigia d’ una vita
di mutevoli contenuti
la stessa di sempre
dalla carcassa usurata.



Il Bagaglio dell'Esistenza in Versi

C'è un oggetto che, più di ogni altro, simboleggia il nostro percorso nell'esistenza: la valigia. Non intendo solo quella fisica, che riempiamo e svuotiamo per un viaggio o per un trasloco, ma la valigia metaforica della nostra vita. È da questa immagine potente e universale che è nata la poesia "Pensieri d'un viaggio", un breve componimento che racchiude, in pochi versi, un'intera filosofia sull'essere e sul divenire.

L'idea di questa poesia è fiorita da una riflessione sulla transitorietà e sulla permanenza. Ogni giorno aggiungiamo qualcosa al nostro bagaglio di esperienze, emozioni, ricordi, incontri. E, in un certo senso, ogni giorno perdiamo qualcosa, lasciamo andare. La valigia, in questo contesto, diventa il contenitore di questo costante flusso, un testimone silenzioso del nostro andare e venire. Non è solo un oggetto, ma un simbolo di chi siamo stati, di chi siamo e di chi diventeremo.

"La valigia d'una vita" suggerisce immediatamente un'ampiezza temporale, un'intera esistenza racchiusa in un simbolo. È un'immagine che risuona con chiunque abbia mai sentito il peso – o la leggerezza – del proprio percorso.

Ogni verso di questa poesia è stato pensato per aggiungere uno strato di significato, costruendo un'immagine complessa e ricca di risonanze.

"La valigia d’ una vita": Il verso d'apertura è una dichiarazione chiara. Non si parla di un viaggio specifico, ma del viaggio per antonomasia: quello dell'esistenza. La valigia non è solo un oggetto, ma diventa il contenitore delle nostre esperienze, delle nostre relazioni, dei nostri apprendimenti e delle nostre perdite. È il simbolo del nostro essere in cammino, sempre.

"di mutevoli contenuti": Qui si introduce il concetto di dinamismo e di cambiamento. La valigia non è mai statica; i suoi "contenuti" sono in continua evoluzione. Questo riflette la natura fluida della nostra vita: le nostre idee, le nostre credenze, le nostre amicizie, i nostri sogni cambiano, si trasformano, si evolvono. Ciò che consideravamo essenziale ieri potrebbe non esserlo oggi, e viceversa. È un riconoscimento della nostra capacità di adattamento e della nostra costante crescita, ma anche della natura effimera di molte cose che accumuliamo.

"la stessa di sempre": Questo verso crea un potente contrasto con il precedente. Sebbene i contenuti mutino, la "carcassa" della valigia rimane la stessa. Questo suggerisce la nostra identità profonda, il nucleo immutabile del nostro essere, la nostra anima o la nostra essenza. Indipendentemente da quante esperienze accumuliamo o quante maschere indossiamo, c'è una parte di noi che resta fedele a se stessa, un filo rosso che ci lega attraverso tutte le fasi della vita. È la nostra memoria, la nostra storia personale che ci definisce.

"dalla carcassa usurata.": L'immagine della "carcassa usurata" è particolarmente toccante e significativa. Evoca il passare del tempo, l'usura dovuta ai numerosi "viaggi" compiuti, le cicatrici lasciate dalle esperienze. Questa "usura" non è un segno di debolezza, ma di resilienza. Ogni graffio, ogni segno sulla superficie della valigia racconta una storia, un ostacolo superato, una gioia vissuta, una lezione imparata. È la bellezza dell'invecchiare, del portare i segni di una vita vissuta pienamente, senza risparmiarsi. La valigia, nonostante i "mutevoli contenuti", è un monumento al tempo che passa, una testimonianza visiva di un percorso che continua.

Scrivere "Pensieri d'un viaggio" è stato un esercizio di sintesi, cercando di distillare un concetto così ampio in pochi versi efficaci. L'ispirazione è arrivata pensando a tutti i viaggi che ho fatto e a quante volte ho preparato e disfatto una valigia, rendendomi conto che, in fondo, stavo facendo lo stesso con la mia esistenza. Il ritmo e la scelta delle parole sono stati pensati per creare un'immagine visiva forte ma allo stesso tempo intima e riflessiva.

Questa poesia, nella sua brevità, invita alla contemplazione. Ci spinge a considerare il nostro "bagaglio" personale, a chiederci cosa abbiamo messo dentro e cosa, forse, dovremmo imparare a lasciare andare. Ci ricorda che, nonostante i cambiamenti esterni, c'è una parte di noi che rimane salda, un punto di riferimento nella costante mutazione della vita.

"La valigia d'una vita" è un promemoria della nostra natura di viaggiatori eterni. Ci incoraggia ad abbracciare il cambiamento, a non temere l'usura del tempo, perché ogni segno sulla nostra "carcassa" è una medaglia, una prova che abbiamo vissuto, abbiamo amato, abbiamo imparato. È una celebrazione della resilienza umana e della bellezza di un'esistenza fatta di continui adattamenti e scoperte.

~Mia.

domenica 18 febbraio 2024

Straccio …Cinque…




Quando la Materia Dà Vita al Sole

Ogni artista ha un suo strumento prediletto, una tecnica che diventa quasi una seconda pelle. Per me, ultimamente, è lo "straccio". Non un pennello, non una spatola, ma un semplice pezzo di stoffa che, nelle mie mani, si trasforma in un mezzo espressivo sorprendentemente versatile. Il quadro che presento oggi, parte della mia serie "Straccio", è intitolato "Straccio... Cinque...", ed è una testimonianza di come anche gli strumenti più umili possano dare vita a opere vibranti e cariche di significato.

L'idea per questa serie è nata dalla volontà di esplorare nuove texture e modi di applicare il colore, allontanandomi dagli strumenti più tradizionali. Lo straccio, con la sua capacità di assorbire, sfumare, ma anche di lasciare segni materici e imprevedibili, mi ha affascinato fin da subito. È un approccio più istintivo, meno controllato, che mi permette di esprimere una forza grezza e una spontaneità che trovo liberatoria. Il nome della serie "Straccio" è un omaggio a questa scelta non convenzionale, un modo per elevare un oggetto comune a strumento artistico.

"Straccio... Cinque..." rappresenta la quinta esplorazione all'interno di questa serie. Ogni opera precedente ha esplorato un aspetto diverso della matericità e del colore, ma in questa ho voluto concentrarmi sull'energia radiante e sulla potenza evocativa del giallo. L'immagine centrale, con la sua forma rotonda e i raggi che si irradiano, richiama immediatamente il sole, simbolo universale di vita, calore, luce e speranza. Ho voluto catturare quella sensazione di un'esplosione di energia, di una forza vitale che si espande in ogni direzione.

La realizzazione di "Straccio... Cinque..." è stata un'esperienza intensa e quasi fisica. Ho lavorato principalmente con acrilici, per la loro rapidità di asciugatura e per la possibilità di stratificare il colore in modo consistente. Il processo non prevede l'uso di pennelli; invece, lo straccio viene usato per tamponare, strofinare, picchiettare e talvolta persino "staccare" il colore dalla tela, creando quelle texture uniche e quasi organiche che si possono osservare.

Le diverse tonalità di giallo e arancio, dal più chiaro al più scuro, sono state applicate in strati successivi. Ho iniziato con una base più uniforme per poi aggiungere le texture e le sfumature. Il cerchio centrale è stato costruito con applicazioni più dense e materiche, quasi a voler dare l'idea di una superficie solida e incandescente. I raggi, invece, sono stati realizzati con movimenti più rapidi e gestuali dello straccio, permettendo al colore di "schizzare" e di creare un senso di movimento e irradiazione.

La presenza di tocchi di rosso, specialmente verso i bordi e nelle sfumature più profonde, serve a intensificare il calore e l'energia del giallo. Il rosso aggiunge un elemento di fuoco, di passione, che amplifica la sensazione di una fonte di calore e luce vibrante. Le macchie e le irregolarità tipiche dell'applicazione con lo straccio contribuiscono a dare al quadro un aspetto grezzo ma autentico, lontano dalla perfezione levigata, ma vicino alla potenza della natura stessa.

"Straccio... Cinque..." è più di un semplice dipinto del sole; è una rappresentazione dell'energia interiore, della forza vitale che risiede in ognuno di noi.

  • Il Giallo: Simboleggia l'ottimismo, la gioia, la conoscenza, la luce interiore e l'illuminazione. È il colore dell'energia e della vitalità.
  • La Forma Circolare: Il cerchio è un simbolo di totalità, perfezione, eternità e infinito. Rappresenta il ciclo della vita e la completezza.
  • I Raggi: Indicano l'espansione, la diffusione dell'energia e dell'influenza, la capacità di irradiare luce e calore.

Il quadro può essere interpretato come un monito a riscoprire la propria luce interiore, a lasciarla irradiare verso l'esterno. È un'esplosione di positività, un invito a guardare al futuro con fiducia e a trovare la forza dentro di sé. La matericità dello straccio, con le sue imperfezioni, suggerisce che anche dalla "grezza" realtà quotidiana o dalle sfide, può nascere una luce straordinaria e potente. È un'affermazione della resilienza e della capacità di rigenerarsi.

Creare "Straccio... Cinque..." è stato un atto di liberazione e di pura espressione. Mi ha permesso di esplorare i limiti della materia e di trasformare un oggetto comune in qualcosa di inaspettato. Questo quadro, con la sua energia vibrante, vuole essere un raggio di sole per chi lo osserva, un promemoria che anche nelle situazioni più semplici o con gli strumenti più umili, si può creare bellezza e significato.


~Mia.

sabato 10 febbraio 2024

Straccio …Quattro…





Il Sipario della Vita e il Caos Scenico

La serie "Straccio" continua a essere un laboratorio per le mie esplorazioni artistiche, un modo per dare voce all'immediatezza e alla forza primordiale della materia. Il quadro che ho intitolato "Straccio... Quattro..." è la quarta opera di questo percorso e rappresenta un'immersione profonda nel concetto di "teatro della vita", quel palcoscenico caotico e vibrante dove ogni giorno si alza un sipario su nuove scene, drammi e commedie.

L'idea centrale di "Straccio... Quattro..." è nata da una riflessione sul palcoscenico dell'esistenza. Vediamo ogni giorno il mondo come un grande teatro dove accadono eventi, si intrecciano destini, si manifestano emozioni intense. Questo quadro vuole catturare il momento in cui il sipario si apre, rivelando la complessità, la bellezza e il disordine della vita che si svolge.

Il "sipario" in alto, con le sue pieghe materiche e i suoi colori freddi (blu e azzurro), suggerisce il momento della rivelazione. Sotto di esso, il "palcoscenico" si anima in un tripudio di colori e forme, un vero e proprio "teatro caotico della vita". Ho voluto esprimere la sensazione di essere contemporaneamente attori e spettatori di questo spettacolo incessante, dove ogni elemento, per quanto piccolo o apparentemente disordinato, contribuisce alla grandiosità della scena.

Anche per "Straccio... Quattro...", l'utilizzo dello straccio come strumento principale è stato fondamentale. Non si tratta solo di applicare il colore, ma di plasmarlo, di modellarlo, di creare rilievi e profondità che evocano le pieghe della realtà. L'acrilico, con la sua versatilità, mi ha permesso di lavorare con spessori diversi, creando aree più dense e altre più sottili, quasi trasparenti.

Il "sipario" nella parte superiore del quadro è stato realizzato con stracci imbevuti di blu e azzurro, manipolati per creare un effetto drappeggiato e quasi tridimensionale. Le pieghe e le ombre create dalla materia stessa danno un'impressione di tessuto pesante, proprio come un sipario teatrale. Ho aggiunto tocchi di bianco per suggerire la luce che si riflette sulle pieghe, accentuando la sensazione di un tessuto vero e proprio.

La parte centrale, il "palcoscenico", è un'esplosione di colori e texture. Qui ho usato stracci di varie dimensioni, imbevuti di rosso, giallo, verde, blu e marrone, applicandoli in modo apparentemente casuale ma studiato. Ogni colore rappresenta un elemento del "caos" della vita:

  • Il Rosso: passione, energia, pericolo, amore.
  • Il Giallo: gioia, speranza, illuminazione, ma anche ansia.
  • Il Blu/Verde: calma, natura, ma anche profondità e mistero.
  • I Toni Terrosi: la concretezza, la base, le radici della vita.

Ho volutamente creato un senso di disordine apparente, con forme irregolari e frammenti di colore che si sovrappongono e si intersecano. Questo riflette la natura imprevedibile e spesso frammentaria della nostra esistenza. L'obiettivo era creare un'opera che fosse vibrante, che "pulsasse" di vita, proprio come un palcoscenico vivo e in fermento.

Nella parte inferiore del quadro, ho lasciato un'area con pennellate più sciolte e colori sparsi, suggerendo il disordine "dietro le quinte" o il "proscenio" su cui il dramma si riversa. Le gocce e le macchie di colore enfatizzano l'energia del momento.

"Straccio... Quattro..." è una metafora visiva della vita come uno spettacolo in continua evoluzione.

  • Il Sipario (blu/azzurro): Rappresenta la rivelazione, l'inizio di un nuovo atto, la soglia tra l'ignoto e la scena che si sta per svelare. Il blu può anche suggerire la calma che precede la tempesta o il mistero che si cela dietro le apparenze.
  • Il Palcoscenico (caos di colori): È la vita stessa, nella sua pienezza e complessità. I colori vivaci e le texture disordinate esprimono la varietà di esperienze, emozioni, eventi e sfide che incontriamo. È il luogo dove si intrecciano destini, gioie e dolori.
  • La Matericità: L'uso dello straccio enfatizza la crudezza e la tangibilità della realtà. Non è un'immagine levigata, ma una rappresentazione autentica, a volte ruvida, della vita.

Il quadro invita l'osservatore a considerare la propria posizione in questo "teatro": siamo attori, spettatori, o entrambi? Siamo consapevoli del sipario che si alza ogni giorno sulla nostra scena personale? È un'opera che celebra la vitalità, l'energia e la bellezza (anche nel caos) dell'esistenza umana, con tutte le sue sfumature.

Realizzare "Straccio... Quattro..." è stato un modo per dare forma visiva a una sensazione che spesso mi accompagna: quella di vivere in un continuo susseguirsi di "atti" e "scene". Spero che, guardando quest'opera, ciascuno possa riconoscere un pezzo del proprio palcoscenico personale, con le sue luci e le sue ombre, i suoi momenti di ordine e i suoi inevitabili istanti di "caos creativo". È un invito ad abbracciare la complessità della vita, a godere dello spettacolo e a recitare la propria parte con passione.


~Mia.

venerdì 9 febbraio 2024

Sophia

In tutta banalità 
se il pensiero fosse già morto

ogni stella nascente
deperirebbe in dittatura universale.




La Filosofia Come Guarida del Dialogo

L'idea centrale di "Sophia" scaturisce da una preoccupazione profonda che mi accompagna nello studio delle diverse correnti di pensiero: la necessità di mantenere sempre aperto il dibattito, il dialogo, il mettersi in discussione. Sia nella filosofia che, per estensione, in tutte le altre scienze – dalla fisica alla biologia, dalla storia all'economia – la vera forza non risiede nell'affermazione di una verità definitiva, ma nella costante ricerca di nuove prospettive, nella capacità di rivedere le proprie posizioni alla luce di nuove scoperte o argomentazioni.

Immagino un mondo in cui ogni scienza, ogni disciplina, si fosse posta "dagli albori come quella definitiva". Un pensiero agghiacciante, che avrebbe soffocato sul nascere ogni possibilità di evoluzione, ogni scintilla di genio innovatore. La mia poesia vuole essere un monito contro questa staticità intellettuale, un'ode alla dinamicità del pensiero che, proprio come le stelle, deve nascere, evolversi e, talvolta, morire per dare spazio a nuove configurazioni.

Ogni verso di "Sophia" è stato concepito per veicolare un messaggio preciso e potente, costruendo un'argomentazione poetica sul valore della discussione e sul rischio dell'ortodossia.

"In tutta banalità": Questo incipit può sembrare un'affermazione di leggerezza, ma è in realtà una premessa ironica. Sottolinea come la verità che si sta per enunciare sia, in fondo, elementare, così ovvia da essere spesso trascurata. L'importanza del dubbio e della dialettica è una lezione fondamentale che, se dimenticata, porta a conseguenze disastrose, appunto, con "banalità", quasi con superficialità. È una verità semplice, ma il cui mancato riconoscimento ha risvolti catastrofici.

"se il pensiero fosse già morto": Questo è il fulcro della premessa. Il "pensiero morto" non è la fine della vita intellettuale in sé, ma l'annullamento della sua linfa vitale: la capacità di evolvere, di dubitare, di interrogarsi. Un pensiero "già morto" è un dogma, una verità assoluta e inconfutabile, una scienza che si è posta come la parola definitiva. È l'assenza di curiosità, l'assenza di movimento, l'assenza di vita intellettuale. Se il pensiero non si evolve, non può esistere.

"ogni stella nascente": L'immagine della "stella nascente" è potentissima. Rappresenta una nuova idea, una scoperta rivoluzionaria, una teoria innovativa, un genio che emerge con una visione fresca. È la speranza del progresso, la scintilla della conoscenza che promette di illuminare nuove vie. Le "stelle nascenti" sono le menti brillanti che propongono nuove prospettive e mettono in discussione lo status quo.

"deperirebbe in dittatura universale.": Questo è l'esito catastrofico, il "se... allora" della poesia. Se il pensiero è già morto, se non c'è spazio per la nuova "stella nascente", allora questa è destinata a "deperire", a morire prima ancora di poter brillare. Il risultato è una "dittatura universale", una condizione in cui una singola visione, una singola scienza o ideologia, domina incontrastata, senza spazio per la dissenso o l'alternativa. Una dittatura non solo politica, ma intellettuale, che soffoca la creatività, l'innovazione e la libertà di pensiero.

Come hai giustamente sottolineato nella tua descrizione, una tale dittatura del sapere porterebbe inevitabilmente a una "guerra di liberazione". La storia ci insegna che quando una visione viene imposta senza possibilità di discussione, la reazione è quasi sempre una ribellione, una lotta per riconquistare la libertà di pensare, di ricercare, di evolversi. La stessa scienza progredisce attraverso "rivoluzioni scientifiche" che "scavalcano" i paradigmi precedenti, non attraverso la loro stagnazione.

Scrivere "Sophia" è stato un modo per concretizzare la mia riflessione sulla responsabilità del pensatore e dello scienziato. Non si tratta solo di acquisire conoscenze, ma di imparare a gestirle, a riconoscerne i limiti e a promuovere un ambiente in cui la critica costruttiva e il dialogo siano sempre benvenuti. Ho cercato di usare un linguaggio conciso ma evocativo, che potesse trasmettere l'urgenza del messaggio.

La poesia, seppur breve, racchiude un'ampia portata filosofica: è un appello alla curiosità intellettuale, al coraggio di mettere in discussione anche le certezze più consolidate, e alla consapevolezza che la vera sapienza risiede nella dinamicità della ricerca. La Filosofia, in questo senso, è la "Sophia" per eccellenza, la disciplina che per sua stessa natura si fonda sul dubbio metodico e sulla perenne ricerca della verità, senza mai pretenderla del tutto acquisita.

"Sophia" è un promemoria che la vitalità del pensiero è il motore del progresso umano. Ci invita a considerare la conoscenza non come un punto di arrivo, ma come un viaggio senza fine, alimentato da domande, dibattiti e scoperte inaspettate. È un inno alla libertà intellettuale e al dialogo come antidoto contro ogni forma di tirannia del sapere.

Spero che questa poesia possa stimolare in voi, lettori, la stessa sete di conoscenza e lo stesso spirito critico che animano la mia formazione filosofica.


~Mia.

venerdì 2 febbraio 2024

Straccio …Tre…





Il Ciclo delle Quattro Stagioni tra Materia e Colore

Il quadro che presento oggi, intitolato "Straccio... Tre...", è la terza opera di questa serie e rappresenta un omaggio al ciclo incessante della natura, un'interpretazione visiva delle quattro stagioni attraverso la matericità e la forza del colore.

L'idea per "Straccio... Tre..." è scaturita dalla mia fascinazione per il ritmo inarrestabile della natura e per i cambiamenti che ogni stagione porta con sé. Non si tratta solo di variazioni climatiche, ma di un ciclo profondo che influenza la vita, le emozioni e il paesaggio. Ho voluto catturare l'essenza di primavera, estate, autunno e inverno, non attraverso rappresentazioni figurative tradizionali, ma evocando le loro energie intrinseche attraverso la texture e il colore.

La scelta di continuare a lavorare con lo "straccio" per questa interpretazione è stata fondamentale. Lo straccio, con la sua capacità di assorbire, piegarsi, e lasciare impronte irregolari, si presta perfettamente a rappresentare la natura organica e a volte imprevedibile del mondo naturale. Le pieghe e le sovrapposizioni create dalla stoffa stessa suggeriscono le stratificazioni del tempo e le molteplici sfumature di ogni periodo dell'anno.

Per realizzare "Straccio... Tre...", ho utilizzato acrilici, lavorando per strati e con un'applicazione molto materica del colore, tipica della serie. Il processo è stato intuitivo, lasciando che la forma dello straccio e il mio gesto guidassero l'espressione di ogni stagione.

Il quadro è diviso idealmente in due sezioni principali, sebbene i colori e le texture si fondano e si mescolino, a testimonianza della continuità del ciclo. Nella parte superiore, ho voluto rappresentare le stagioni più "vive" e dinamiche:

  • Il Giallo vibrante nella parte superiore sinistra evoca la Primavera: la rinascita, la fioritura, l'energia solare che risveglia il mondo. Le texture leggere e quasi trasparenti suggeriscono la freschezza e la delicatezza dei nuovi germogli.
  • Il Rosso intenso e profondo nella parte superiore destra richiama l'Estate: il calore ardente, la pienezza, la passione e la vitalità al loro apice. Le pieghe più spesse e le sfumature scure aggiungono profondità e una certa robustezza.
  • Il Blu/Verde petrolio (al centro-alto) si posiziona come un elemento di transizione o un richiamo a momenti di frescura e mistero, forse la profondità delle notti estive o la pioggia primaverile.

Nella parte inferiore del quadro, l'atmosfera cambia, suggerendo le stagioni più "introspezive" e mature:

  • I toni del marrone, dell'arancione e del rosso smorzato, che si mescolano nella parte inferiore del dipinto, rappresentano l'Autunno: il foliage, il declino della natura ma anche la ricchezza dei raccolti, la malinconia e la preparazione al riposo. Qui le macchie e le striature evocano le foglie cadute e la terra umida.
  • I tocchi di bianco e blu più freddi che si intravedono, soprattutto tra le pieghe del sipario superiore e nella parte più bassa, pur non essendo dominanti, accennano all'Inverno: il freddo, il riposo, la neve e la quiete.

Le intersezioni delle forme create dallo straccio e le diverse applicazioni cromatiche generano un dinamismo visivo che impedisce all'opera di essere statica. È un'esplosione controllata di materia e colore che simboleggia il perpetuo movimento del tempo.

"Straccio... Tre..." è una celebrazione del tempo che scorre e della sua influenza su ogni cosa.

  • Le Quattro Sezioni Implicite: Il quadro, pur non avendo divisioni nette, suggerisce la presenza delle quattro stagioni attraverso la predominanza dei colori e delle texture in aree specifiche, ma anche la loro interconnessione.
  • La Matericità: L'uso dello straccio non solo crea texture uniche, ma sottolinea la natura tangibile e "vissuta" del tempo e dei cambiamenti. Le pieghe rappresentano la stratificazione delle esperienze, i "segni" lasciati dal passare delle stagioni.
  • Il Ciclo: L'opera, nella sua composizione complessiva, evoca l'idea di un ciclo continuo, senza inizio né fine, dove una stagione sfocia nell'altra, proprio come i colori si fondono sulla tela. È un promemoria della ciclicità della vita, della morte e della rinascita.

Il quadro invita l'osservatore a riflettere sul proprio rapporto con il tempo e con i cicli naturali. Quale stagione risuona di più con il proprio stato d'animo attuale? Come le stagioni influenzano le nostre emozioni e le nostre percezioni?

Creare "Straccio... Tre..." è stato un atto di connessione con la natura e con i suoi ritmi. Mi ha permesso di tradurre in arte non solo ciò che vedo nel mondo esterno, ma anche come le stagioni si manifestano nel mio paesaggio interiore. Spero che quest'opera possa evocare in voi la bellezza e la potenza del ciclo vitale, e che vi ricordi come, anche noi, siamo parte integrante di questo magnifico divenire.


~Mia.

Random 3

Siamo Davvero Liberi di Scegliere o è Già Tutto Scritto nel Nostro Cervello? Ciao a tutti, appassionati della mente e curiosi dell'unive...