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martedì 29 agosto 2023

Ti Voglio Bene

Ti volti,
oltre la vetrina 
inventi qualcos’ altro
mentre il mondo si veste
ed io torno a me.



Distanza e il Ritorno a Sé

"Ti voglio bene" è una delle frasi più calde e intime della nostra lingua. La associamo alla vicinanza, all'affetto, a un legame che unisce. Ma cosa succede quando questo sentimento profondo viene esplorato non in un abbraccio, ma in un momento di silenziosa distanza? La mia poesia "ti voglio bene" nasce proprio da questa domanda, dal tentativo di catturare una forma d'amore più sottile e forse più complessa.

In soli cinque versi, si dipana una scena che è al tempo stesso un gesto quotidiano e un profondo evento emotivo. Analizziamola passo dopo passo.

Il Gesto della Separazione: "Ti volti, oltre la vetrina"

Il primo verso è un'azione semplice e definitiva: "Ti volti". È la rottura di uno sguardo condiviso, l'inizio di una divergenza. La seconda riga, "oltre la vetrina", aggiunge una complessità straordinaria. La "vetrina" è un simbolo potente. È una barriera trasparente: separa un "dentro" da un "fuori", uno spazio privato da uno pubblico. È anche una superficie che riflette.

La persona a cui ci si rivolge non si limita a guardare la vetrina (il superficiale, il riflesso), ma guarda "oltre". Sta cercando, o forse già vedendo, qualcosa che si trova al di là del presente condiviso con il poeta. Questo gesto segna l'inizio di un allontanamento non solo fisico, ma anche mentale ed esistenziale.

La Creazione di un Altrove: "Inventi qualcos'altro"

Questo è forse il verso più potente della poesia. L'altra persona non sta semplicemente "facendo" o "guardando" qualcos'altro. Sta "inventando". Il verbo "inventare" implica un atto creativo, una scelta consapevole, la costruzione di una nuova narrazione, di una nuova realtà.

Non c'è giudizio in questa osservazione. C'è la presa di coscienza che l'altro sta attivamente costruendo un percorso, un mondo, che non include più, o non più allo stesso modo, il poeta. È il riconoscimento dell'individualità e della libertà altrui, anche quando questa libertà crea una distanza emotiva.

Il Contesto e la Risoluzione: "Mentre il mondo si veste ed io torno a me"

Gli ultimi due versi forniscono la cornice e la conclusione emotiva. "Mentre il mondo si veste" è un'immagine meravigliosa. Suggerisce il mattino, l'inizio della giornata, la vita che continua con la sua routine indifferente. Il mondo va avanti, la gente esce, le attività riprendono. Questo contrasto tra il macrocosmo della vita pubblica e il microcosmo di questo silenzioso addio ne amplifica l'intimità e la delicatezza.

E poi, la risoluzione del poeta: "ed io torno a me". Di fronte all'altro che "inventa" il suo mondo, il poeta non si aggrappa, non supplica, non si arrabbia. Compie un movimento speculare e contrario: un ritorno. Un ritorno a se stessi. È un atto di profonda crescita personale. Nel momento in cui si accetta pienamente la libertà dell'altro di andare per la sua strada, si è quasi costretti a ritrovare il proprio centro, la propria individualità non più definita dalla relazione.

Il titolo, "ti voglio bene", a questo punto, assume il suo significato più puro. Non è un "ti voglio" possessivo. È un "voglio il tuo bene" così autentico da accettare la distanza, la separazione, e da trovare in questo atto di amore maturo la forza per riscoprire sé stessi. È la dimostrazione che a volte amare significa lasciare andare



~Mia.

domenica 27 agosto 2023

Mitra

Mitra, Action Painting, Pittura Astratta, Analisi Opera, Arte e Violenza, Caos, Pittura Gestuale, Jackson Pollock, Arte Contemporanea, Blog d'Arte



Esplosione tra Action Painting e Guerra Interiore

L'arte ha il dovere di esplorare ogni angolo dell'esperienza umana, anche quelli più scomodi, violenti e caotici. La mia opera "Mitra" nasce da questa urgenza: dare una forma visibile all'energia dirompente, alla raffica, all'impatto. Il titolo è una dichiarazione d'intenti, una chiave di lettura che trasforma una tela di pittura astratta gestuale in un campo di battaglia. In questa analisi del quadro, vi invito a seguirmi nel decifrare la grammatica di questo caos controllato.

A prima vista, l'opera è un'esplosione di colore che ricorda lo stile dell'Action Painting di Jackson Pollock. La tela non è semplicemente dipinta, ma è diventata il ricettacolo di un'azione fisica: il colore è stato lanciato, gocciolato, schizzato. C'è un senso di immediatezza, di velocità, di un evento catturato nel suo momento culminante. Ma è il titolo, "Mitra", a guidare la nostra interpretazione oltre la pura estetica.

La Balistica del Colore: La Tela come Campo di Battaglia

La prima, più letterale, interpretazione vede l'opera come la rappresentazione di un conflitto a fuoco.

  • Le Traiettorie: Le linee nere e sottili che attraversano la tela sono le traiettorie impazzite dei proiettili. Non seguono una logica, ma creano un reticolo di violenza che non lascia scampo.
  • Gli Impatti: Ogni schizzo di colore (rosso, giallo, blu, nero) è un impatto. Il rosso è il sangue, il giallo il lampo dell'esplosione, il blu forse il freddo metallo delle armi o un livido, il nero il fumo e la distruzione. La tela è crivellata di colpi, testimone silenziosa di una violenza inaudita.
  • L'Epicentro: Al centro-destra, una massa densa e scura di colore rappreso, prevalentemente rosso e nero, spicca sul resto. È il punto di impatto principale, la ferita più grave, il cuore dell'esplosione. La sua consistenza materica, quasi un grumo di vernice solida, gli conferisce un peso e una drammaticità unici. È il centro di gravità della violenza del quadro.

La "Mitra" Metaforica: Raffiche di Emozioni e Parole

Ma la guerra non è sempre combattuta con le armi. L'arte e la psicologia ci insegnano che le battaglie più feroci sono spesso quelle interiori. "Mitra" diventa allora la metafora di altre forme di raffica.

  • Una Raffica di Parole: Il quadro può rappresentare la violenza di un litigio, una discussione feroce dove le parole diventano proiettili, ferendo e lasciando segni indelebili. Ogni schizzo è un'accusa, un'offesa, un urlo.
  • Una Raffica di Emozioni: "Mitra" può essere la perfetta visualizzazione di un attacco di panico o di un'ansia travolgente. Il caos interiore prende il sopravvento, i pensieri si accavallano veloci e incontrollabili come una sventagliata di mitra, lasciando la mente crivellata e sfinita. È la rappresentazione dell'essere sopraffatti.

Creazione Esplosiva: L'Artista come "Mitra"

Esiste una terza via interpretativa, che vede l'artista non come vittima della raffica, ma come la fonte stessa. In quest'ottica, l'atto creativo diventa un'esplosione. L'artista non dipinge con calma e riflessione, ma "spara" il colore sulla tela in un impeto di creazione esplosiva.

Il gesto diventa una liberazione, una catarsi. L'energia accumulata viene rilasciata in modo potente e quasi violento, ma per dare vita a qualcosa di nuovo. L'artista è la "mitra", la vernice è la munizione, e la tela è il mondo che viene creato da questa forza primordiale.

In definitiva, "Mitra" è un'opera polisemica che vive della tensione tra distruzione e creazione. Racconta di come la stessa energia possa ferire o dare vita, di come il caos possa essere terrificante o, se incanalato, incredibilmente generativo.


~Mia.

venerdì 11 agosto 2023

Empio

Lei ricorrente 
una scogliera
tumulti scostanti
improvvisi irriverenti
giorni riparatori
di gracile agonia.



Sacralità Profana del Dolore

Nella mia ricerca artistica, sono affascinato dalle parole che possiedono una dualità, un'ombra. "Empio" è una di queste. Evoca la profanazione, la violazione di qualcosa di sacro. Ho scelto questo titolo, quasi come una provocazione, per una poesia che parla di un'emozione ricorrente, di un tumulto interiore e di una strana, fragile guarigione. È un tentativo di esplorare la natura quasi sacrilega di un dolore che diventa un'abitudine.

A prima vista, la poesia descrive una forza della natura, una scogliera battuta da tumulti. Ma chi è "Lei"? E perché la sua presenza è "empia"?

"Lei": Una Presenza Immobile e Ricorrente

Il primo verso introduce subito il soggetto: "Lei ricorrente". Potrebbe essere una persona, un ricordo, un'emozione, forse la malinconia o l'ansia. Il fatto che sia "ricorrente" ci dice che non è un evento isolato, ma una presenza costante, un ciclo.

Il secondo verso la definisce con un'immagine potentissima: "una scogliera". "Lei" non è un'onda passeggera, ma qualcosa di solido, di antico, di immutabile. È una presenza massiccia contro cui si infrangono i "tumulti". La scogliera è sia ciò che subisce l'impatto, sia ciò che resiste, impassibile. Questa immagine suggerisce una forza stoica, ma anche una condanna all'immobilità di fronte al caos.

La Natura del Tumulto: "Scostanti, Improvvisi, Irriverenti"

Se "Lei" è la scogliera, i "tumulti" sono le onde del mare, o più metaforicamente, le crisi emotive che la colpiscono. La loro descrizione è precisa e tagliente. Sono "scostanti", ovvero incostanti, imprevedibili. Sono "improvvisi", arrivano senza preavviso. E soprattutto, sono "irriverenti".

Quest'ultimo aggettivo è fondamentale. L'irriverenza implica una mancanza di rispetto per l'ordine, per la pace, per la sacralità. Questi tumulti non hanno riguardo per la quiete della scogliera, la invadono senza permesso, in modo quasi blasfemo. Ecco che iniziamo a capire il legame con il titolo "Empio". Il caos che profana la quiete.

La Guarigione Paradossale: "Giorni Riparatori di Gracile Agonia"

Gli ultimi due versi sono i più complessi e struggenti, un vero e proprio ossimoro che racchiude il significato della poesia. Dopo la tempesta dei tumulti, arrivano i "giorni riparatori". C'è un tentativo di guarigione, di ricostruzione. Ma come avviene questa riparazione? Attraverso una "gracile agonia".

La guarigione non è una gioia solare, non è una liberazione. È un processo lento, fragile ("gracile"), e doloroso ("agonia"). È un paradosso potentissimo: si guarisce rimanendo in uno stato di sofferenza. L'agonia stessa diventa il materiale con cui si "ripara" il danno. Ci si abitua a un dolore di bassa intensità, lo si accetta come condizione per la sopravvivenza.

È questa normalizzazione del dolore, questa accettazione di un'agonia "riparatrice", a essere "empia". È la profanazione dell'idea stessa di felicità e benessere. Si profana la speranza di una guarigione completa, accontentandosi di una sopravvivenza dolente. L'elaborazione del dolore diventa un limbo perpetuo.

"Empio", quindi, non è il tumulto in sé, ma la rassegnazione a una vita dove la quiete è solo una "gracile agonia". È un'opera che esplora la complessa psicologia della resilienza, mostrando come a volte, per non spezzarci, siamo costretti a profanare la nostra stessa idea di felicità.


~Mia.

giovedì 10 agosto 2023

Liberi di Volare … Due …

Liberi di Volare, Libertà, Gabbia, Escapologia, Analisi Opera, Arte Concettuale, Simbolismo, Arte e Psicologia, Superare i Limiti, Blog d'Arte



Evasione

Cosa significa essere liberi? E cosa resta dopo una lotta per conquistare la propria libertà? La mia opera "Liberi di volare" nasce da queste domande, ma soprattutto dall'ispirazione proveniente dal mondo dell'escapologia, l'arte della fuga resa celebre da maestri come Houdini. In questa analisi del quadro, vi invito a guardare questa gabbia vuota non come un simbolo di prigionia, ma come il palcoscenico di una trionfale evasione.

A prima vista, l'opera presenta un paradosso: un titolo che parla di volo e un'immagine che raffigura una gabbia. Ma è proprio in questo contrasto che risiede la sua forza. La protagonista non è la creatura che è fuggita, ma la gabbia stessa, testimone silenziosa di una prigionia passata e, soprattutto, di una libertà conquistata.

L'opera è divisa visivamente e concettualmente in due parti.

  1. La Gabbia: È dipinta con colori scuri, terrosi. Marroni, neri e rossi che evocano il peso, la ruggine, la durezza della materia. La sua struttura è solida, le sbarre sono fitte e irregolari, suggerendo un confinamento lungo e opprimente. La base, quasi un cesto intrecciato di oscurità, rappresenta le fondamenta di questa prigione, ciò che teneva ancorati a terra. È il simbolo di tutto ciò che ci limita: una situazione, una relazione, una paura, o le nostre stesse barriere mentali.

  2. Lo Sfondo: Dietro e attraverso le sbarre, il mondo esplode in un caos vibrante di colori. È una raffica di pennellate astratte – blu, bianchi, rossi – che rappresentano la vita stessa. Non è un cielo sereno e pacifico quello che attende fuori, ma il flusso frenetico, imprevedibile e meraviglioso dell'esistenza. Questa non è la libertà della quiete, ma la libertà di partecipare al caos, di tuffarsi nel "rumore" del mondo.

L'ispirazione a un'"azione escapologica" è fondamentale per comprendere l'opera. Non stiamo parlando di una porticina lasciata aperta per caso. Stiamo parlando di uno sforzo deliberato, di un atto di intelligenza e di volontà per forzare le sbarre e spezzare le catene.

Questo quadro non celebra la libertà come un dono, ma come una conquista. I rossi sulla gabbia non sono solo ruggine, ma possono essere visti come il simbolo del sangue e del sudore versati nella lotta. L'arte dell'evasione richiede astuzia, perseveranza e un desiderio di libertà così potente da superare ogni ostacolo. È la differenza tra l'essere liberati e il liberarsi da soli. Questa opera celebra la seconda opzione.

Una volta avvenuta la fuga, la gabbia non scompare. Rimane lì, vuota, come un monumento. È il trofeo che testimonia la vittoria. Guardarla non suscita tristezza per la prigionia passata, ma orgoglio per la forza che ci è voluta per evadere.

L'opera cattura l'istante immediatamente successivo alla liberazione. L'aria vibra ancora dell'energia della fuga. La gabbia è la prova tangibile del nostro passato, un promemoria di ciò che abbiamo superato. E ci insegna che la vera libertà non significa cancellare le nostre cicatrici, ma guardarle come la mappa che ci ha condotto dove siamo ora.

"Liberi di volare" è quindi un inno alla resilienza umana, alla nostra capacità di spezzare le catene, siano esse fisiche o psicologiche, e di abbracciare la vita in tutta la sua meravigliosa e caotica complessità.


~Mia.

Random 3

Siamo Davvero Liberi di Scegliere o è Già Tutto Scritto nel Nostro Cervello? Ciao a tutti, appassionati della mente e curiosi dell'unive...