Lo Sguardo dell'Artista, lo Sguardo del Falco
Il falco è da sempre un simbolo potente di libertà, visione e nobile solitudine. La mia poesia "Falco" prende questa figura archetipica e la trasforma nella metafora dell'artista, per indagare la natura più profonda della creatività e il dovere del poeta. Questo post offre un'interpretazione della poesia, un commento al testo poetico che si addentra nel simbolismo del falco per svelare un messaggio sulla necessità di unire l'ispirazione più alta con l'esperienza più terrena. È una riflessione sulla vocazione artistica e sulla ricerca della verità.
L'analisi di questa poesia inizia con la descrizione di una figura maestosa e piena di contraddizioni. Il falco è un "fiero priso", un prigioniero orgoglioso del vento: questa immagine cattura la perfetta poesia sulla solitudine dell'artista, che è libero nel suo elemento, l'arte, ma al contempo è vincolato alla sua natura, al suo destino solitario. Librandosi "alto", si allontana dal "solito dire" degli altri, dal rumore di fondo del mondo, per conquistare una libertà più preziosa, quella di "stupirsi fantasioso". La sua non è solo una superiorità fisica, ma intellettuale ed immaginativa. Il suo volto non è semplicemente quello di un animale, ma mostra un "ghigno serio tal scalfito", l'espressione di chi ha una comprensione profonda, quasi sofferta, dell'esistenza.
Questa saggezza non è superficiale, ma "affonda" nelle valli di una "pilastrica mente", una metafora splendida che suggerisce una mente strutturata, forte, quasi un tempio di conoscenza costruito non su teorie astratte, ma su "una vita che anch'egli ha si vissuto". Il falco sa, perché ha vissuto. È a questo punto che il testo rivela la sua natura di ars poetica italiana contemporanea. La poesia si rivolge direttamente al "poeta cuor leale", e il falco diventa il modello a cui aspirare. L'invito è quasi un rito nuziale: "prendi sposa / arte". Ma quale arte? Il cuore del messaggio è qui: un'arte che non sia "solo nel pensar lirico", cioè non solo nell'ispirazione astratta, nell'idea pura, nel volo solitario fine a se stesso. La vera vocazione è sposare l'arte "nella sua più comune essenza".
Questa poesia sull'arte e la vita chiede al poeta di essere come il falco: capace di volare altissimo, ma con una saggezza che affonda le radici nella vita vissuta, nelle valli assolate e nelle crepe della realtà. Il ruolo del poeta è dunque quello di essere un mediatore tra il cielo dell'immaginazione e la terra dell'esperienza comune. La ripetizione quasi ossessiva, e invertita, dell'ultimo terceto non fa che rafforzare questo patto, questa dichiarazione di intenti, rendendola un mantra, un principio inviolabile per chiunque si definisca "poeta cuor leale".
"Falco" non è la descrizione di un rapace, ma un manifesto sulla missione dell'artista. Ci dice che la vera arte non può accontentarsi di un volo sterile, per quanto alto. Deve avere il coraggio di planare, di guardare nelle valli assolate della vita, e di portare sul proprio volto le tracce di ciò che ha visto e vissuto. È un appello a un'arte autentica, che sposa la realtà per poterla trasfigurare, unendo la visione del falco alla solidità della terra.
Nessun commento:
Posta un commento