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sabato 18 settembre 2021

Nel Mio Riflesso

Languido
penso a te
mentre riaffiorano 
i segreti della vita.
Perché t’ amo ?
Un’ enigmatica
risoluzione
di traumi
incastonati come rubini.
Cosa ti definisce?
Donna per natura,
prigioniera
di arcaici fanatismi,
sempre donna sempre audace
in te ritrovo
la mia forza, il mio coraggio.
Intimamente nudi
siamo riflesso
nello specchio.
Ancora, cosa ti definisce?
Guerriera abile
evolvi
dando al mondo
nuova vita,
sorridi
ed arriverà 
il mattino.
Come te, quando sono solo
il mio animo trema.

Finalmente ti vedo,
nell’ armonia 
di un prato scompigliato
al soffiar del vento,
le vertigini
di un cielo limpido
con le sue pittoriche nuvole bianche,
la ferocia 
di un branco di leonesse,
nel mio cuore
rosso vivido,
nel tempo e l’ universo.



Lo Specchio dell'Anima e il Volto dell'Altro

Lo specchio, in poesia, è spesso simbolo di auto-analisi, di un confronto con il proprio io. Ma cosa succede quando in quello specchio, nel nostro stesso riflesso, vediamo il volto e la forza di un'altra persona? La mia poesia "Nel Mio Riflesso" esplora proprio questa simbiosi emotiva, questo legame profondo in cui i confini dell'identità si fondono. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia contemporanea, un commento al testo poetico che indaga come l'amore possa essere la risoluzione di traumi passati e come la figura di una donna possa diventare l'incarnazione stessa della forza universale.

L'analisi di questa poesia sull'amore e l'identità inizia con una domanda fondamentale: "Perché t'amo?". La risposta che il testo offre è lontana da ogni romanticismo convenzionale, ed è forse il suo punto di forza più grande. L'amore è una "enigmatica risoluzione di traumi incastonati come rubini". Questa immagine potentissima ci dice che il legame non nasce dalla perfezione, ma dalla guarigione, dalla capacità di trasformare le ferite del passato in qualcosa di prezioso e bello. È una poesia sul superamento dei traumi attraverso un'unione profonda. Da qui, il testo cerca di definire la figura amata, descrivendola con una dualità che è il fulcro della poesia sulla forza delle donne. Da un lato, è "prigioniera di arcaici fanatismi", un verso che suggerisce una lotta contro le oppressioni sociali e culturali; dall'altro, la sua essenza è "sempre audace". È una donna guerriera, la cui forza non è solo per sé, ma diventa fonte di ispirazione per il poeta stesso: "in te ritrovo la mia forza, il mio coraggio". Il titolo della poesia trova qui la sua spiegazione: nel riflesso di lei, lui trova se stesso. 

Il concetto de il riflesso nello specchio si fa esplicito quando i due, "intimamente nudi", diventano un'unica immagine, una fusione totale. Questa poesia femminista italiana, pur senza toni polemici, celebra la capacità della donna di evolvere, di dare "nuova vita" e di portare speranza con un sorriso, pur condividendo con il poeta una vulnerabilità segreta, un'anima che "trema" nella solitudine. 

Il significato della poesia raggiunge il suo culmine nell'ultima strofa, che inizia con una folgorazione: "Finalmente ti vedo". La visione ora trascende la persona fisica. Lei non è più solo una donna, ma un principio universale che si manifesta ovunque: nell'armonia caotica della natura ("un prato scompigliato"), nella bellezza sublime del cielo, nella ferocia indomita e collettiva delle leonesse, nella passione del cuore del poeta e, infine, nella totalità del "tempo e l'universo". La donna amata diventa la chiave di lettura del mondo, il riflesso attraverso cui l'intera esistenza acquista senso e bellezza.

"Nel Mio Riflesso" è un viaggio che parte da una domanda intima e personale per arrivare a una visione cosmica. Ci insegna che amare profondamente non significa solo trovare conforto, ma anche riconoscere la propria forza nella resilienza dell'altro. È un inno alla capacità di una persona di incarnare l'universo intero, diventando, per chi la ama, il prato, il cielo, la leonessa, il cuore e il tempo stesso.


~mia.

sabato 11 settembre 2021

Domenica

Mi affiora sleale
la trama della felicità.

Un fiume fraudolento
vigoroso alla sorgente,
con forza brutale procede
nel letto ove s’ adagia.
                                                               [Acqua]
Alla seta illustre gemella,
nobile sveli il moto incessante.
Con veemenza sprezzante
spazzi via.

Fisso la fragilità 
che ti contamina
tra i rifiuti di un uomo civilizzato,
più in là lo scolo di un mostro urbano.



Lo Sguardo Amaro di un Giorno di Festa

La domenica è, nel nostro immaginario, il giorno del riposo, della quiete, forse di una passeggiata per ritrovare un contatto con la natura e con se stessi. La mia poesia "Domenica" parte da questa premessa per poi sovvertirla completamente, trasformando un potenziale momento di pace in un'amara presa di coscienza. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia contemporanea, un commento al testo poetico che si rivela essere una potente poesia ecologista, una riflessione sulla delusione e sulla ferita che l'uomo infligge al mondo che lo circonda.

L'analisi di questa poesia non può che partire dal suo incipit, che definisce immediatamente il tono di profonda delusione. La felicità non è un dono, ma una "trama" che affiora in modo "sleale", come un'illusione traditrice. Questa felicità viene subito associata alla metafora di un "fiume fraudolento". L'immagine è potente: un fiume che alla sorgente è puro e vigoroso, ma la cui natura è ingannevole. La sua forza non è vitale, ma "brutale"; la sua veemenza è "sprezzante". C'è una bellezza selvaggia e indifferente in questa forza della natura, che però si rivelerà non essere la vera protagonista del dramma. 

La parola isolata, "[Acqua]", agisce come un faro, spostando l'attenzione dal piano metaforico a quello letterale e preparando il terreno per la cruda osservazione finale. Il poeta si rivolge direttamente all'acqua, riconoscendone la nobiltà intrinseca, la sua bellezza paragonabile alla "seta illustre". Ma è proprio questa nobiltà a rendere più dolorosa la presa di coscienza. Lo sguardo del poeta si fissa sulla "fragilità che ti contamina". Ed è qui che la poesia sulla natura e l'uomo rivela il suo cuore di denuncia. La grande forza del fiume è, in realtà, vulnerabile. La sua contaminazione proviene dai "rifiuti di un uomo civilizzato" – un ossimoro feroce che critica una civiltà che produce scarti che corrompono la bellezza – e, in una visione ancora più ampia e terrificante, dallo "scolo di un mostro urbano". 

Questa poesia sull'inquinamento ambientale personifica la città come un mostro le cui escrezioni avvelenano le vene della terra. Il significato della poesia risiede in questo sguardo disincantato di una domenica qualunque: l'impossibilità di godere di una felicità autentica perché la realtà della devastazione ambientale si impone con violenza. Viene messa a nudo la fragilità della natura di fronte all'impatto umano, e la domenica, giorno di riposo, diventa il momento della più lucida e amara consapevolezza.

"Domenica" è il racconto di una felicità impossibile, tradita dalla realtà visibile. È un lamento per la bellezza ferita e una critica potente a una civiltà che si definisce tale mentre avvelena le fonti stesse della vita. Ci lascia con un'immagine indelebile: quella di un fiume, simbolo di vita e purezza, reso fragile e malato dalla nostra stessa presenza, trasformando ogni nostra possibile gioia in un'occasione di amara riflessione.


~mia.

lunedì 6 settembre 2021

Speranza

In una moka di caffè 
persistono aromi inconfutabili
d’attesa, tùrbine e passione.



Introduzione: L'Aroma Inconfutabile della Speranza

Ci sono emozioni che sembrano astratte e lontane, e poi ci sono quelle che hanno un odore, un sapore, un calore. La mia poesia "Speranza" cerca di catturare proprio questa seconda specie di sentimento, trovando la sua essenza non in concetti elevati, ma nel cuore di uno dei nostri rituali quotidiani più amati: la preparazione del caffè. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia breve, un commento al testo poetico che esplora il significato della speranza non come un'idea, ma come un aroma persistente e innegabile che riempie le nostre vite.

L'analisi di questa poesia deve partire dal suo oggetto centrale, "una moka di caffè", che funge da potente simbolo. La scelta della moka è una dichiarazione di intenti: non siamo nel campo del sogno etereo, ma in quello della vita di tutti i giorni, della concretezza, di un rito che è insieme attesa e trasformazione. Il simbolismo della moka in poesia è quello di un piccolo alambicco domestico in cui si compie una magia quotidiana. È in questo contenitore di realtà che "persistono aromi inconfutabili". La parola "persistono" ci dice che non si tratta di un profumo passeggero, ma di un'essenza duratura, tenace; "inconfutabili" ne afferma la realtà oggettiva, la sua evidenza. Il titolo, "Speranza", ci svela che sono proprio questi gli attributi della speranza stessa: non è un vago desiderio, ma una forza persistente e innegabile. Il cuore del significato della poesia risiede nella definizione di questi aromi, che sono i tre ingredienti fondamentali della speranza. Il primo è l'"attesa", l'ingrediente più ovvio e fondamentale: non c'è speranza senza un'attesa, senza un orientamento verso il futuro, proprio come si attende il borbottio della moka. Il secondo ingrediente, "tùrbine", è la scelta più sorprendente e geniale. 

La poesia breve sulla speranza ci dice che la speranza non è calma o serena. È un turbine, un vortice di emozioni, di ansie, di eccitazione, di dubbi e di energia. È un sentimento attivo, caotico, che ci smuove dentro. Infine, la "passione", che è il calore, il fuoco che alimenta la trasformazione. Senza passione, senza un forte desiderio per ciò che si spera, l'attesa sarebbe vuota e il turbine non avrebbe direzione. In questa visione, la speranza come attesa e passione(e tumulto) diventa un processo alchemico: un'infusione potente e complessa, il cui aroma è il profumo stesso di una vita che desidera, attende e freme.

"Speranza" ci allontana dall'idea di una speranza fragile o astratta, per restituircela come un'esperienza sensoriale, quasi fisica. È l'aroma forte e persistente che ci sveglia ogni mattina, un distillato di attesa, passione e del necessario, vitale turbinio di emozioni. È la prova che i sentimenti più profondi non si trovano nelle grandi idee, ma a volte, semplicemente, nel cuore caldo di una moka di caffè.


~mia.

giovedì 2 settembre 2021

Girasoli

Al calar della bella stagione
un esercito ricopre l’intero campo,
ora tutti col capo chino.
Assolto il loro compito
non sorridon più 
all’ anelante sole,
avvolti in eterei manti
son devoti al nuovo padrone.



Il Volto Chino dei Girasoli

Quando pensiamo ai girasoli, la nostra mente corre all'estate, a campi dorati e a corolle che seguono gioiose il cammino del sole. La mia poesia "GIRASOLI", pur partendo da questa immagine, la cattura nel suo momento più malinconico e solenne: la fine della bella stagione. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia contemporanea, un commento al testo poetico che esplora il simbolismo dei girasoli non come emblema di vita, ma come metafora della fine di un ciclo, della dignità nella decadenza e della devozione a un nuovo, oscuro padrone.

L'analisi di questa poesia si apre in un'atmosfera crepuscolare, "al calar della bella stagione", un'ambientazione che preannuncia una poesia sulla fine dell'estate e l'inizio del declino. La prima, potente immagine è quella di un "esercito" di girasoli. Questa metafora dell'esercito di fiori è cruciale: non sono una folla allegra, ma una schiera ordinata, disciplinata, che suggerisce una vita di dovere e forse di lotta. La loro condizione attuale è una rottura totale con l'iconografia classica: sono "ora tutti col capo chino". Questo gesto di chinare il capo, che è il cuore del significato della poesia, è polisemico: è un segno di sconfitta di fronte al tempo che passa, di lutto per il sole perduto, di umiltà, o semplicemente il peso fisico di una vita portata a compimento. 

La poesia prosegue spiegando la ragione di questa postura: "Assolto il loro compito". Questa è una poesia sul ciclo della vita che non parla di una fine ingiusta, ma di una transizione che avviene dopo che lo scopo è stato raggiunto. Il loro dovere, quello di "sorridere" e seguire "l'anelante sole", è terminato. Hanno vissuto la loro stagione di luce e ora la loro devozione si sposta. Avvolti in "eterei manti" – forse la nebbia autunnale, forse la patina della decadenza – i girasoli si consacrano a un "nuovo padrone". L'identità di questo padrone è lasciata volutamente ambigua, ma le interpretazioni convergono verso le forze del declino: la terra che li reclama, la gravità che ne piega il capo, la notte che vince sul giorno, o la morte stessa. Questa poesia sull'autunno e la decadenza non è però disperata; c'è una solennità quasi militare in questa ordinata sottomissione. I girasoli non si ribellano al loro destino, ma lo accettano con una devozione che ha del sacro, mostrando una dignità profonda proprio nel momento del loro tramonto.

"GIRASOLI" ci invita a guardare oltre l'immagine solare di questi fiori per scoprire la bellezza struggente del loro autunno. È una meditazione sulla fine di ogni ciclo vitale, che ci insegna come, una volta compiuto il nostro dovere, ci sia una forma di grazia e di dignità nell'accettare il cambiamento, nel chinare il capo e nell'affidarsi a ciò che verrà dopo. È un tributo alla bellezza che risiede non solo nel pieno splendore della vita, ma anche nel suo lento e solenne congedo.

Vi siete mai soffermati a guardare un campo di girasoli a fine stagione? Quali emozioni vi ha suscitato la loro postura, quel capo chino rivolto verso la terra?


~mia.

mercoledì 1 settembre 2021

Antitesi

Un’ altra notte giunge
nuovamente al cospetto
del chiacchiericcio
della gente del posto.
Un cielo gremito di stelle
s’ oppone col suo silenzio.


Tra il Silenzio delle Stelle e il Rumore del Mondo

Quante volte, in una sera d'estate, ci siamo sentiti immersi nel brusio di un mondo che parla senza sosta, per poi alzare gli occhi e trovare una risposta muta e potente nella vastità del cielo? La mia poesia "Antitesi" è la fotografia di questa esatta sensazione, un'istantanea che mette a nudo il contrasto tra il rumore umano e il silenzio cosmico. Questo post offre un'interpretazione di questa poesia contemporanea, un commento al testo poetico che esplora l'opposizione tra la banalità del quotidiano e la sublime grandezza dell'universo.

L'analisi di questa poesia, come suggerisce il titolo stesso, si fonda su una contrapposizione netta e potente. Il testo ci presenta due realtà che coesistono ma non comunicano, anzi, si oppongono. La prima è quella umana, descritta con un senso di stanca ripetitività: "un'altra notte", "nuovamente". Il suono che la caratterizza è il "chiacchiericcio della gente del posto". La scelta del termine "chiacchiericcio" è fondamentale: non è dialogo, non è conversazione, ma un rumore di fondo superficiale, pettegolo, forse vano. È la rappresentazione sonora della banalità del quotidiano. A questa realtà terrena e rumorosa, il poeta contrappone la visione del "cielo gremito di stelle". È un'immagine di grandezza, di infinita ricchezza, di una bellezza che toglie il fiato. Questa poesia sulla contemplazione del cielo stellato trova il suo culmine nel verso finale, che è anche il suo cuore filosofico: il cielo "s'oppone col suo silenzio". Il significato della poesia risiede tutto in questa opposizione. 

La risposta del cosmo al rumore insignificante dell'uomo non è un rumore più forte, ma un silenzio schiacciante, maestoso. Il silenzio come risposta diventa una dichiarazione di superiorità, di una verità talmente profonda da non aver bisogno di parole. È l'antitesi tra umano e cosmico nella sua forma più pura. Questa poesia sul silenzio e il rumore ci pone nella posizione dell'osservatore che, stanco della superficialità del mondo, trova un senso e una prospettiva nel muto splendore dell'universo. Il rapporto uomo e universo è qui descritto come un confronto impari, in cui la vastità silenziosa delle stelle espone, senza giudicare, tutta la piccolezza del nostro affannarci quotidiano.

"Antitesi" è un invito a trovare rifugio e significato non nel rumore, ma nel silenzio. Ci ricorda che, al di sopra del chiacchiericcio incessante delle nostre vite, esiste una realtà immensa e silenziosa che ci offre una prospettiva diversa, più vasta e forse più vera. È un promemoria per alzare lo sguardo e ascoltare la risposta più potente di tutte: quella che non ha bisogno di parole.


~mia.

Random 3

Siamo Davvero Liberi di Scegliere o è Già Tutto Scritto nel Nostro Cervello? Ciao a tutti, appassionati della mente e curiosi dell'unive...