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domenica 28 aprile 2024

Pensieri d’un viaggio (r3)

Tratti da una storia imparagonabile
di poesie tanto ambite
a parole che t’ appartengono 
le quali ho smarrito 
oppure non cerco più.
Risulta ironica persino 
la solitudine che ristruttura
cieli sgretolati 
da parole di giochi
che tanto ti divertono.



La Solitudine che Crea: Ricomporre i "Cieli Sgretolati" Attraverso l'Arte

Il frutto di un viaggio interiore, un percorso tortuoso tra memorie, scoperte e, talvolta, perdite significative. Ogni artista, in un certo senso, è un esploratore solitario delle proprie profondità, un demiurgo che tenta di dare forma a esperienze ineffabili. La mia poesia, che si apre con "Tratti da una storia imparagonabile / di poesie tanto ambite / a parole che t'appartengono / le quali ho smarrito / oppure non cerco più," cattura proprio questa dimensione di ricerca e, forse, di abbandono. In questi versi si intravede la complessità del rapporto con il linguaggio, con la memoria e con quelle "parole" che un tempo sembravano vitali ma che ora potrebbero essere state smarrite, o volontariamente lasciate andare, in un atto di liberazione. Ma come l'arte ha rappresentato la solitudine come catalizzatore creativo e la capacità di ristrutturare i propri "cieli sgretolati"?

L'idea di una "storia imparagonabile" suggerisce un'esperienza unica, un bagaglio di sensazioni e intuizioni che non trova facile corrispondenza. E la perdita di "parole che t'appartengono" evoca la difficoltà di esprimere l'inesprimibile, o il superamento di un linguaggio obsoleto che non serve più a descrivere la nuova realtà interiore. Molti artisti, nel corso della loro carriera, hanno affrontato momenti di crisi espressiva, periodi in cui il vecchio linguaggio non era più sufficiente. Si pensi a Picasso che abbandona il Periodo Blu o Rosa per abbracciare il Cubismo, o a Jackson Pollock che si allontana dalla pittura figurativa per esplorare l'Action Painting. Non è stata una perdita sterile, ma un abbandono necessario per far emergere un nuovo, più autentico, modo di "parlare" attraverso l'arte.

È qui che la poesia introduce un'immagine di straordinaria potenza: "Risulta ironica persino / la solitudine che ristruttura / cieli sgretolati". La solitudine, comunemente percepita come un peso o una privazione, viene qui elevata a forza attiva e rigeneratrice. Non è un vuoto, ma uno spazio sacro di introspezione dove le parti frammentate dell'io – i "cieli sgretolati", metafora di un mondo interiore o di certezze infrante – possono essere ricomposte. Questa "ristrutturazione" è un processo alchemico, in cui la mente, libera dalle distrazioni esterne, può ricostruire nuove prospettive, nuove armonie.

Molti artisti hanno trovato proprio nella solitudine il terreno fertile per la loro massima espressione. L'eremita, il pensatore solitario, l'artista che si isola nel suo studio: queste figure sono archetipi del processo creativo. Artisti come Vincent van Gogh, pur nella sua tormentata esistenza, ha prodotto alcune delle sue opere più luminose e toccanti proprio in periodi di isolamento, dove la sua visione interiore poteva fiorire senza filtri. Le sue stelle vorticanti e i suoi campi di grano vibranti sono testimonianza di "cieli" interiori, magari "sgretolati" dal dolore, ma poi "ristrutturati" attraverso la potenza del colore e del gesto.

Il contrasto finale della poesia, con le "parole di giochi / che tanto ti divertono", suggerisce una divergenza tra la superficialità di un linguaggio leggero e la profondità del lavoro interiore. Queste "parole di giochi" potrebbero rappresentare la futilità di alcune comunicazioni o il rumore del mondo esterno che distrae dalla vera auto-costruzione. L'arte, invece, non si presta al semplice "gioco" inteso come intrattenimento superficiale, ma invita alla riflessione profonda, a quel processo di auto-scoperta che avviene nella quiete della solitudine.

In ultima analisi, questa poesia e l'arte stessa ci insegnano che il viaggio interiore, con le sue perdite e le sue rinascite, è un processo continuo. La solitudine, lungi dall'essere una condanna, può rivelarsi una potente alleata nella ricostruzione dei nostri mondi interiori. È uno spazio dove le "parole smarrite" possono essere ritrovate o sostituite da un linguaggio nuovo, più autentico. È lì che i "cieli sgretolati" trovano la loro via per essere "ristrutturati", non da effimere "parole di giochi", ma dalla resilienza dello spirito e dalla capacità dell'essere umano di trovare forza nella propria essenza più profonda. E in questo, l'arte è il nostro specchio più fedele.


~Mia.

mercoledì 17 aprile 2024

Serie (r2)





L'Urlo Silenzioso dell'Anima tra Terra e Cielo

Spesso, non ci limitiamo a riflettere il mondo visibile, ma ci addentriamo nelle pieghe più recondite dell'animo umano, dando voce a sensazioni, conflitti e rivelazioni che trascendono la parola. La mia opera intitolata semplicemente "Serie" è un tassello di questo dialogo, un'esplorazione visiva di quella che potremmo definire la serialità dell'esperienza umana: il susseguirsi di momenti, emozioni e stati d'essere che ci plasmano e definiscono la nostra essenza. Questo quadro non è solo una forma, ma un'eco, un'invocazione che emerge dalle profondità della tela.

A un primo sguardo, l'opera cattura lo sguardo con la sua tavolozza di colori caldi e terrosi: un trionfo di rossi intensi, arancioni vibranti, gialli dorati e marroni profondi. Queste tonalità, applicate con pennellate dense e materiche, evocano la forza primordiale della terra, il calore del fuoco, la passione ardente o forse la sofferenza che trasforma. Lo sfondo è un paesaggio ondivago di colline o fiamme stilizzate, un mare di materia che avvolge e da cui emerge la figura centrale. È un ambiente che pulsa di vita propria, dinamico e quasi tattile, suggerendo che la figura non è solo nel paesaggio, ma è delpaesaggio, un'estensione organica di questa realtà infuocata.

Il fulcro inequivocabile del dipinto è la figura verticale e allungata che si erge al centro della composizione. È una presenza quasi totemica, una scultura spirituale che sembra levitare tra le onde di colore. La parte superiore suggerisce un volto stilizzato, con occhi che appaiono incavati o chiusi in un'espressione di profonda introspezione o di catarsi. La bocca, o l'apertura centrale, è un elemento enigmatico: potrebbe essere un urlo silenzioso, una ferita aperta sull'anima, o un canale attraverso cui l'energia interiore si espande verso l'esterno.

La figura dà un senso di drammaticità e di trascendenza, come se stesse compiendo un rito antico o fosse immersa in un'esperienza estatica. La sua postura, quasi ieratica, la rende un simbolo della condizione umana, tesa tra la fisicità della materia e la spiritualità dell'essere.

La scelta di un titolo come "Serie" non è casuale. In un'era di frammentazione e individualismo, questo quadro ci invita a riflettere sulla continuità dell'esperienza. Ogni figura che emerge da un paesaggio interiore o esteriore è un capitolo di una "serie" più grande: la serie delle nostre lotte, delle nostre gioie, delle nostre trasformazioni. L'applicazione materica del colore, con le sue stratificazioni, diventa una metafora visiva di questi strati di esperienza che si sovrappongono nel tempo. L'opera suggerisce che, pur essendo ogni momento unico, esso è parte di un flusso, di una narrazione più ampia che ci lega non solo a noi stessi nel tempo, ma anche all'esperienza collettiva dell'umanità.

"Serie" è un'opera che parla della resilienza e della vulnerabilità dell'essere umano, della sua capacità di emergere dalle profondità delle emozioni e di elevarsi, pur rimanendo radicato alla propria essenza primordiale. È un inno all'espressione, all'urlo silenzioso che risiede in ognuno di noi, e alla profonda connessione che abbiamo con la terra e con il cielo. Un promemoria che, anche nelle nostre più intime e personali "serie" di giorni ed esperienze, c'è sempre una figura che si leva, un canto primordiale che risuona, un'espressione che cerca la luce e la comprensione.



~Mia.

lunedì 1 aprile 2024

Serie (r1)



Inattesa la tua presenza
tra questo necessario naufragar
ed il tuo dolce riposare.




Un' opera "Necessaria"

Il Mediterraneo, culla di civiltà millenarie, è divenuto negli ultimi decenni un cimitero liquido, testimone silenzioso di innumerevoli tragedie umane. Ogni onda che si infrange sulle coste porta con sé non solo spuma, ma le storie inascoltate di vite spezzate, di sogni infranti, di viaggi della speranza che si sono trasformati in naufragi. La mia poesia, intitolata anch'essa "Serie" e parte di un'indagine artistica più ampia sulla serialità dell'esistenza, cerca di dare voce a questo dolore insopportabile: "Inattesa la tua presenza / tra questo necessario naufragar / ed il tuo dolce riposare." Questi versi, nella loro cruda essenzialità, tentano di immortalare l'indicibile, di rendere omaggio alla dignità perduta e ritrovata nell'ultimo, tragico atto.

L'espressione "inattesa la tua presenza" racchiude in sé l'orrore della scoperta, la sorpresa sconvolgente di un corpo che riemerge dalle profondità, o l'apparizione di un ricordo, di una consapevolezza che si impone. È un momento di rivelazione, non di gioia, ma di dolore acuto, che ci costringe a confrontarci con una realtà che spesso preferiremmo ignorare. L'arte, in questo contesto, ha un ruolo fondamentale: quello di non permettere che queste presenze diventino statistiche, di non lasciare che l'oblio inghiotta le storie di chi ha cercato un futuro migliore. Numerose opere d'arte contemporanea, dalla fotografia alle installazioni, si sono dedicate a riportare in superficie i volti, le storie e le tragedie individuali, rendendole visibili e tangibili.

Il cuore pulsante della poesia risiede nell'ossimoro "necessario naufragar". Non è un incidente fortuito, ma una conseguenza quasi inevitabile di una disperazione che spinge uomini, donne e bambini ad affrontare il mare su imbarcazioni precarie, spesso in balia di scafisti senza scrupoli e di condizioni climatiche avverse. Questo "necessario" è un'accusa alla disuguaglianza, alla guerra, alla povertà estrema che non lascia alternative. È un grido contro un sistema che rende la perdita di vite umane un esito quasi scontato per chi osa sognare una vita oltre il confine. L'arte, qui, si fa portavoce di questa denuncia, smuovendo le coscienze attraverso la rappresentazione della fragilità umana di fronte a forze sproporzionate e a politiche globali inique.

Il mare, in questo scenario, assume un ruolo ambivalente. Non è più solo fonte di vita e di bellezza, ma si trasforma in un confine invalicabile, una tomba vasta e indifferente. Molti artisti hanno utilizzato il simbolismo del mare per esprimere questa dualità. Opere che ritraggono l'orizzonte infinito, ma con un senso di minaccia latente, o installazioni che utilizzano l'acqua e la luce per evocare un senso di mistero e di perdita, riflettono la complessità di questo elemento naturale diventato scenario di un'immane tragedia umanitaria.

Infine, il verso "ed il tuo dolce riposare" offre un momento di commovente pietà. Dopo la violenza del naufragio, la lotta per la sopravvivenza e l'orrore della morte, la poesia concede un attimo di pace alla vittima. È un riposo finale, forse l'unico raggiunto dopo un viaggio tormentato. Questo tocco di tenerezza conferisce dignità a chi ha perso tutto, un'estrema e sentita benedizione per chi è stato inghiottito dal mare. È un invito a considerare ogni vita persa non come un numero, ma come un'anima che ha trovato, in quella pace finale, un qualche tipo di riscatto dal dolore.

L'arte, dunque, ha il potere di umanizzare la tragedia, di trasformare le statistiche in storie individuali e di evocare empatia. Che sia attraverso la poesia, la pittura, la fotografia documentaristica o le installazioni che ci immergono fisicamente in queste narrazioni, l'obiettivo è lo stesso: non dimenticare, sensibilizzare e spingere alla riflessione su un dramma che continua a svolgersi ai nostri confini. La "Serie" di queste poesie, e la serie stessa di queste tragedie, ci chiama a non restare indifferenti di fronte all'inattesa presenza e al necessario naufragio di chi cerca solo un "dolce riposare" lontano da un'esistenza insopportabile.


~Mia.

Random 3

Siamo Davvero Liberi di Scegliere o è Già Tutto Scritto nel Nostro Cervello? Ciao a tutti, appassionati della mente e curiosi dell'unive...