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giovedì 26 maggio 2022

Tramonto





Resiliente.

È una parola che indossiamo come un'armatura, un aggettivo che evoca immagini di fortezze inespugnabili, di querce secolari che sfidano le tempeste. Ma questa è una visione incompleta, forse persino ingannevole. La vera resilienza non ha il volto rigido della roccia che non si scheggia mai; ha la flessibilità elegante e tenace della canna che si piega al vento, ma non si spezza.

L'origine della parola ci svela il suo segreto. Viene dal latino resilire, che non significa "resistere", ma "saltare indietro", "rimbalzare". La resilienza non è l'arte di non cadere, ma la pratica di rialzarsi. Non è la capacità di non essere feriti, ma la volontà di integrare le proprie ferite in una forma nuova, spesso più forte e consapevole di prima.

Non Siamo Querce, Siamo Canne al Vento

Per molto tempo abbiamo confuso la resilienza con l'invulnerabilità. Abbiamo ammirato la quercia per la sua apparente forza, per il suo tronco massiccio che si oppone con orgoglio alla furia del temporale. Ma la fisica e la vita ci insegnano la stessa lezione: una forza troppo rigida, sottoposta a una pressione sufficiente, non si piega. Si frantuma. La sua forza è anche la sua più grande debolezza.

L'anima resiliente, invece, assomiglia più a una canna, a un bambù. Non sfida la tempesta, ma danza con essa. Accoglie la forza del vento, si piega fino a toccare terra, permette alla pioggia del dolore di bagnarla completamente. Sembra sconfitta, arresa. Ma quando la tempesta passa, la canna, con una lentezza quasi impercettibile, si raddrizza. Non è identica a prima – forse è un po' più curva, un po' più segnata – ma è ancora lì, viva e intera. Ha capito che la vera forza non sta nell'opposizione, ma nell'adattamento.

Ubuntu (Filosofie Africane): La Forza della Comunità

In molte culture africane, la resilienza non è vista primariamente come una virtù individuale, ma come una forza collettiva.

  • Il Concetto: La filosofia di Ubuntu, riassumibile nella frase "Io sono perché noi siamo", è centrale. L'identità e il benessere dell'individuo sono inestricabilmente legati a quelli della comunità. Quando un individuo affronta una difficoltà, il peso non è solo suo, ma è condiviso e alleggerito dal gruppo. La resilienza è una rete di sicurezza sociale ed emotiva.
  • Il Proverbio: Un proverbio africano dice: "Un braccialetto da solo non tintinna". Significa che un individuo isolato ha poco impatto e poca forza, ma insieme, la comunità crea musica, sostegno e resilienza.

La Resilienza è un Verbo, non un Aggettivo

Infine, la resilienza non è una caratteristica statica che si possiede o non si possiede. È un processo attivo. È un verbo. È il praticare il ritorno.

È la scelta quotidiana di alzarsi dal letto quando il lutto sembra insopportabile. È il coraggio di riprovare dopo un fallimento. È la decisione di perdonare, non necessariamente per assolvere l'altro, ma per liberare sé stessi dal peso del rancore. È la capacità di trovare un significato anche nell'assurdità della sofferenza, di trasformare un "perché è successo a me?" in un "cosa posso imparare da questo?".

Essere resilienti è un dialogo continuo con l'avversità. È l'umiltà di chiedere aiuto, la pazienza di attendere che il tempo faccia il suo corso e la fede incrollabile nella capacità della vita di rigenerarsi, proprio come un bosco dopo un incendio, dove dal nero della cenere spuntano i primi, timidi, ma inarrestabili germogli verdi.

La resilienza è, in fondo, l'eleganza silenziosa di chi ha conosciuto il fondo, ma ha scelto di "saltare indietro", portando con sé la profonda, luminosa e dorata saggezza delle proprie ferite.

 

~mia.

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