Sorriso Strappato
La commedia non è sempre sinonimo di risata spensierata. Esiste una forma di comicità più profonda, più amara, che nasce dall'osservazione delle nostre stesse fragilità e delle maschere che indossiamo per nasconderle. È la commedia del clown triste, la cui gioia dipinta sul volto rende ancora più struggente la malinconia dei suoi occhi.
La mia poesia, intitolata appunto "Comica", è un'immersione in questo tipo di rappresentazione. È la descrizione di una vita vissuta come una recita, il cui finale non è un applauso, ma un sorriso involontario, quasi doloroso, strappato dalla consapevolezza dell'assurdo.
Il Corpo che Sussulta: La Verità Nascosta
Il primo verso ci offre la diagnosi, la verità nuda e cruda dello stato interiore del protagonista: "Naturalmente sussultoria". "Sussultoria" è una parola fisica, quasi medica. Evoca un fremito, un sussulto, uno spasmo involontario. È il corpo che parla quando la mente cerca di tacere. Potrebbe essere il sussulto dell'ansia, il fremito di un pianto represso, il tic nervoso di chi è costantemente in tensione. L'avverbio "Naturalmente" è cruciale. Ci dice che questa non è una condizione passeggera, ma la natura stessa di questo essere. La sua essenza è un'instabilità, un tremore fondamentale.
La Maschera dell'Infanzia: Il Gioco della Dissimulazione
Come si sopravvive in società con un'anima "sussultoria"? La risposta è nel secondo verso: ci si maschera. "mascherati d’ un gioco di eterna infanzia". Questa è la "Comica", la parte che si mette in scena per il mondo.
- "Mascherati": L'atto di nascondersi è consapevole. È una performance per rendersi accettabili, per non mostrare la propria vulnerabilità.
- "un gioco di eterna infanzia": La scelta della maschera è significativa. È la maschera dell'innocenza, della leggerezza, della spensieratezza. È l'atteggiamento di chi affronta la vita come un "gioco", rifiutando di prenderla sul serio. L'eterna infanzia è un rifugio, un modo per dire al mondo (e a sé stessi): "Non posso essere ferito, perché per me è tutto un gioco". È la persona che fa sempre la battuta, il Peter Pan che si rifiuta di crescere per non affrontare la complessità del mondo adulto.
Il Finale della Recita: "Qualcosa mi strappa il sorriso"
L'ultimo verso è la conclusione della commedia, il momento in cui il sipario cala e la verità emerge in modo inaspettato e quasi violento. "qualcosa sul finale mi strappa il sorriso."
- "Sul finale": Può essere il finale della giornata, della recita sociale, o forse il finale della vita stessa. È il momento del bilancio, quando le luci si spengono.
- "Qualcosa": Un evento, una parola, una presa di coscienza. È un elemento indefinito che agisce come la battuta finale di una barzelletta cosmica.
- "mi strappa il sorriso": Questo è il cuore dell'immagine. Il verbo "strappare" è violento. Non è un sorriso che nasce spontaneamente dalla gioia. È un sorriso che viene estorto, tirato fuori a forza. È una reazione fisica, un ultimo "sussulto" che deforma il viso. È il sorriso amaro dell'ironia, il rictus di chi riconosce l'assurdità della propria lunga performance. È il momento in cui il clown, guardandosi allo specchio, è costretto a sorridere non per allegria, ma per la tragica comicità della sua stessa maschera.
La Commedia è Finita?
"Comica" è il ritratto di una vita spesa a nascondere un tremore interiore dietro la maschera di un gioco infantile. La vera commedia, ci suggerisce la poesia, è proprio questo sforzo di dissimulazione.
Il sorriso finale, strappato e involontario, è il punto di rottura, il momento di un'amarissima lucidità. È l'istante in cui il protagonista forse riconosce che la sua intera esistenza, con la sua tensione tra sussulto e maschera, è stata, in definitiva, una farsa. Una commedia profonda, dolorosa e, proprio per questo, terribilmente umana.
~mia.